Sulla chiusura di Megavideo ed altri sistemi attraverso cui ottenere illegalmente e gratuitamente musica, serie TV, film e altri contenuti multimediali, Matteo Bordone ha espresso il proprio pensiero — simile al mio, fra l’altro — su Wired:
Io dico che ci è andata bene, e che le cose sono cambiate. Non erano nostri diritti, ma è stato uno sballo assoluto, e un po’ di quello che è successo resterà. Resteranno modi illegali, e alcuni di quelli legali avranno la velocità e la fruibilità di quelli illegali. Ci saranno anche degli ibridi, delle distribuzioni più veloci e pensate per l’utente sgamato, delle vie di mezzo. Ma quello di cui abbiamo goduto non è in nessun modo — non lo è, ripeto sette volte sette — la norma, o un diritto naturale di cui ci devono garantire la persistenza. Né la chiusura di questi servizi costituisce alcun sopruso.
Pensiamoci ridacchiando, come si pensa all’autostrada senza limiti di velocità, che di notte da casello a casello ci mettevi niente. Pensiamoci come si pensa a una pacchia che non c’è più perché è giusto così. E finiamola, per carità, vi prego, di ripetere che ciò che nessuno di noi ammetterebbe per sé (che il proprio lavoro fosse regalato a chiunque ne avesse voglia) sia un dovere per gli altri, una condizione senza la quale siamo noi che gridiamo allo scandalo, siamo indignati, non giochiamo più. Perché così siamo ridicoli, e facciamo anche un filo pena.
(via | Il Post)