Quando parlai, poche ore dopo il lancio, del tablet di Amazon, il Kindle Fire, le mie impressioni furono positive: non era un concorrente diretto dell’iPad, e nemmeno un tablet: era un dispositivo per consumare contenuti (e lo si avvertiva anche dal prezzo ridotto: 200$ dollari). Più precisamente, i contenuti di Amazon. Il Kindle Fire, avevo detto più chiaramente, era la versione fisica dello store di Amazon.
La domanda a cui restava da rispondere era come li avrebbe forniti questi contenuti, se avrebbe permesso di consumarli piacevolmente: iniziamo in queste ore ad avere le prime risposte. David Pogue ha provato per il New York Times tutti i nuovi Kindle. I modelli tradizionali, quelli con schermo e-ink, sono ritenuti da lui buoni come i precedenti. Il Fire, invece, si è rivelato deludente:
Sentite quei 200 dollari ad ogni swipe delle vostre dita. Le animazioni sono lente e vanno a scatti – persino la rotazione delle pagine che credereste dovrebbe essere l’orgoglio del team dietro al Kindle. I tap a volte non vengono recepiti. Non ci sono barre che segnalano il progresso di un’azione, quindi frequentemente non sai se la macchina ha registrato il tuo comando. Il momento in cui devono essere eseguite le animazioni non è stato calcolato in maniera corretta, quindi tutto l’affare risulta sconclusionato.
Le dimensioni dello schermo del Kindle, come temevo, sono troppo piccole per consentire una lettura decente delle riviste, spiega Pogue. E se le riviste non si possono leggere comodamente, le applicazioni – per la natura stessa del dispositivo – inesistenti, la navigazione in rete difficoltosa a causa del software così malmesso, domando: perché preferire un Fire ad un classico Kindle?
Non c’è dubbio che il Fire è il prodotto su cui Amazon ha intenzione di puntare il futuro, la direzione intrapresa dall’azienda, il futuro dell’intera linea Kindle. Probabile che il successivo modello aggiusterà questi disguidi: come conclude Pogue, “se non vi piace questo modello, attendete un minuto”.