Thorsten Heins, CEO di BlackBerry, a Bloomberg:

In five years I don’t think there’ll be a reason to have a tablet anymore. Maybe a big screen in your workspace, but not a tablet as such. Tablets themselves are not a good business model.

Poco avanti nell’intervista:

In five years, I see BlackBerry to be the absolute leader in mobile computing.

Fndroid è uno smartphone (basato su Android) dotato di schermo E-Ink, di conseguenza economico (quanto un dumbphone) e con una durata della batteria significativa. Può essere un’alternativa al Nokia di dieci anni fa (che in certe occasioni è utile, e alcuni continuano a preferire), con il vantaggio che permette di leggere le mail e navigare in rete.

Il 29 Agosto Samsung presenterà il nuovo Galaxy Note. Non si sa molto, ma una cosa è quasi data per certa: lo schermo sarà un pochettino più grande. Che non stava bene, lasciarlo così com’era.

Se state pensando di cambiare televisore, aspettate il 29 Agosto.

Si dice che lunedì Microsoft presenti il suo tablet, software e hardware fatti da lei. Visti i precedenti, io dico sarà marrone.

31: il numero di mesi impiegato da Palm per passare dall’essere una florida azienda a un’ombra di se stessa, anonima divisione di una miope HP. The Verge ha prodotto un lungo articolo sul rapido tonfo di Palm che merita davvero una lettura.

(Palm, 1996 — 2011)

BONUS: Una foto di com’erano le cose prima del Gennaio 2007.

L’utente Android alle prese con il proprio smartphone

Dicono che il Galaxy Note vada usato così. L’illustrazione è di Leslie Wood. Per rimanere sull’argomento: John Herrman attraverso un calcolo ha scoperto che il 12 Ottobre 2012 sarà il giorno in cui gli smartphone smetteranno di aumentare di dimensione.

Di cosa parliamo quando parliamo della frammentazione di Android

iOS 5 ha catturato all’incirca il 75% degli iPhone ed iPad nello stesso tempo in cui Gingerbread è riuscito a guadagnarsi il 4% degli utenti Android. Ancora più significativo è che 15 settimane dopo il lancio iOS 4 era al 70% e iOS 5 al 60% mentre Ice Cream Sandwich ha ottenuto solo l’1% dei dispositivi, nello stesso periodo.

I dati vengono da due analisi di PXLDOT, blog di Chris Sauve: una relativa ad iOS e l’altra al panorama frammentato di Android. L’immagine a inizio post mostra le diverse versioni di Android che convivono fra loro. La vedete la minuscola linea nera, in alto? No? Neppure io, comunque quello è ICS.

Cosa si dice della Lytro

In America hanno iniziato a vendere la Lytro Camera, di cui parlai profusamente lo scorso Ottobre. Le prime recensioni non sono particolarmente positive, davanti allo stupore di una tale tecnologia e innovazione c’è la delusione nello scoprire che le foto per ora sono di bassa qualità, granulose e spesso mediocri.

Come già dissi, la parte più importante della fotocamera in questione è il software di cui The Verge non ha parlato troppo bene: ogni foto pesa all’incirca 16 MB, l’importazione e l’elaborazione è lunga e intensiva, anche su un MacBook Air di ultima generazione. Le foto non sono in .jpg ma in un formato proprietario, in modo che possano venire elaborate sfruttando le “capacità” aggiuntive che la macchina porta ad esse. Per restare ai limiti del software, le sue funzionalità sono ristrette: Walt Mossberg dice che per ora non si è in grado di ritagliare le immagini o aggiungergli alcun effetto.

Ovviamente, una volta elaborate, le foto possono venire esportate in .jpg in un formato finale dalle dimensioni di 1080 x 1080, non molto quindi. Volendo possono anche venire pubblicate su Lytro.com conservando in tal modo tutte le loro caratteristiche. Le ‘Living Pictures’ della Lytro si presentano così via web, permettendo a chiunque di mettere a fuoco in qualsiasi zona, a scatto avvenuto. Le foto sul web vengono visualizzate attraverso HTML 5 o flash.

Robert Scoble suggerisce che la Lytro non sia sufficientemente semplice da usare, un problema visto che uno dei punti di forza della fotocamera dovrebbe essere proprio quello, rendere estremamente semplici certi aspetti della fotografia prima preclusi ai non esperti. Altri difetti interessano l’hardware, in particolare lo schermo dalle dimensioni eccessivamente ridotte (considerando che dallo schermo, con il multi-touch, si dovrebbe poter modificare la foto).

Il prodotto, soprattutto visto il costo che va da $399 ai $499 dollari, vista la pessima qualità delle fotografie, sembra per ora una beta. Tuttavia, essendo il software il fulcro principale del dispositivo, può essere che nei prossimi mesi i modelli già esistenti vengano aggiornati, che la fotocamera subisca la stessa transizione che cinque anni fa è avvenuta nel mercato della telefonia. Dall’hardware al software. Se infatti non è possibile aumentare le dimensioni a posteriori, molti altri problemi (fotoritocco, rapidità nello scatto, gestione e elaborazione in situazioni di scarsa luminosità) potrebbero essere risolti con un software update. La fotocamera potrebbe migliorare col tempo, invece che peggiorare.

Secondo alcune voci Steve Jobs avrebbe voluto inserire nell’iPhone la tecnologia Lytro. La filosofia dietro alla Lytro, “scatta, e non preoccuparti di nulla”, sembra infatti tipica di Apple. La Lytro è la fotocamera “for the rest of us”.

È un prodotto rivoluzionario, ha solamente bisogno di un po’ più di tempo.

C’è un mercato, di nicchia, almeno credo…

Nei due articoli in cui si è parlato del Galaxy Note, gli unici che si sono gettati nella disperata impresa di difenderlo hanno avanzato l’ipotesi che non io non debba criticare un cellulare solo perché non soddisfa le mie esigenze: probabilmente mira ad un altro mercato, ad un altro tipo d’utente. (io questo tipo d’utente, che vuole un dispositivo che funzioni male sia come telefono che come tablet, devo ancora incontrarlo — e non vale indicarmi il CEO di Samsung).

Nella sua ultima vignetta Dilbert ha risposto a queste persone.

Come RIM è diventata obsoleta

The Verge racconta, nel dettaglio, la storia di BlackBerry dagli albori (1984) fino al declino (oggi).

Avevano [Mike Lazaridis e Jim Balsillie] la sindrome dei fondatori: erano troppo legati al loro lavoro, troppo legati ad un paradigma obsoleto in cui gli smartphone somigliavano più a dei cercapersone che a dei computer tascabili. Non era una storia che prometteva un lieto fine.

Il prodotto non è l’unica cosa che è diventata, nel tempo, obsoleta: l’intera strategia di RIM ha fatto la medesima fine, almeno secondo l’analisi che James Surowiecki ha fatto sul New Yorker. Il BlackBerry venne progettato per i businessman, in un mondo dove le aziende sceglievano i device che i loro dipendenti avrebbero adottato. La consumerizzazione dell’I.T (o “bring your own device”) che è in seguito avvenuta ha avuto delle enormi conseguenze su RIM e il suo Blackberry — che non è mai stato pensato per le persone, ma per il business.

RIM si trova in questa situazione per due ragioni: per un prodotto che non è stata in grado di rinnovare adeguatamente e per un mercato (quello per cui quel prodotto era stato creato) che, semplicemente, non esiste più.

LCD, Plasma o Galaxy Note?

Forse la fretta e l’entusiasmo (non negatelo) ci hanno indotti in errore nel dare come collocazione del Galaxy Note il palmo dell’utente: il salotto di casa sembra più adatto.

The Techblock è la mente dietro a questa scoperta — e tante altre: potete usare il Galaxy Note come lampada, tabellone dei punti di una partita di basket o anche mensola. Non è un tablet, non è un telefono: è tutto. Il suo prossimo compito? Fare da tavola da surf.

Non posso dirvi quante volte ho guardato al mio gracile iPhone 4 con disgusto, sperando tutte le notti che fosse più grande. È troppo portatile e troppo piccolo, qualità che non trovano posto in una società che dà valore ai SUV e ad un pasto di 2.000 calorie rispetto ad una berlina e a porzioni ragionevoli.

Sono stanco di un device raffinato che è stato progettato per la mano media, sono stanco di avere uno smartphone che non è interessato ad essere nient’altro! (*)

La recensione del Lumia 800 e di Windows Mobile 7.5 da parte di una persona da sempre soddisfatta del proprio iPhone

Grazie a Nokia la scorsa settimana ho avuto l’occasione di provare il Lumia 800, che per cinque giorni ha sostituito l’iPhone 4 nel ruolo di mio smartphone personale. Cinque giorni non sono molti, soprattuto se considerate che negli ultimi tre anni ho utilizzato sempre lo stesso OS, iOS, abituandomi dunque ai suoi paradigmi e al suo modo di funzionare. In cinque giorni non si capisce a fondo come il dispositivo funzioni nella vita di tutti i giorni e soprattuto non è ben chiaro se i “problemi” e le difficoltà che si incontrano siano dettate da una progettazione errata o dalle proprie abitudini.

Quindi, quella che segue è una recensione prima dell’hardware, poi dell’OS, del dispositivo. È una recensione con impressioni, idee e pensieri che mi sono fatto sul Lumia 800. In cinque giorni. Che non sono molti, ma sono pur sempre sufficienti per farsi una vaga idea di come il device funzioni.

Hardware

Più volte ho scritto che se avessi dovuto abbandonare il mio iPhone in favore di un altro smartphone, avrei optato per un Lumia 800. Di questo, infatti, mi attirava non solo il software, Windows Mobile 7.5 altrimenti detto Mango, ma anche l’hardware. Il Lumia 800 è lo smartphone che, secondo me, si avvicina di più all’iPhone.

Dalle dimensioni simili, non tenta di conquistare mercato e utenza con uno schermo enorme. Lo schermo, leggermente tondato sui bordi (curved, dice Nokia), è invece di soli 0.2 pollici superiore a quello dell’iPhone[1. Per altre noiose specifiche tecniche del Lumia 800 vi rimando all’apposita pagina di Nokia.com] (e no, ovviamente non si avvertono). Avrebbe potuto essere più ampio, senza inoltre andare ad intaccare le dimensioni del dispositivo, non fosse per i tre bottoni sensibili al tocco posizionati sul lato inferiore dello stesso.

La scelta dei tre bottoni non è di Nokia ma di Microsoft, che li richiede su ogni device che scelga di utilizzare il suo OS. Io li ho trovati — con sorpresa, dato che ho sempre sostenuto che è meglio limitare i bottoni fisici e crearli “virtualmente” nella UI in modo che si adattino all’applicazione in uso — utili. L’unico motivo per cui mi hanno infastidito: basta sfiorarli per avviare l’azione ad essi associata, ed essendo a sfioramento e non “a pressione” questo avviene di frequente e, soprattutto, inavvertitamente.

Dei tre bottoni, specifichiamolo, il primo serve a tornare indietro, quello centrale a raggiungere l’Home Screen, quello a destra ad avviare Bing, il motore di ricerca di Microsoft. Credevo che il primo avrebbe creato dei problemi — si è già discusso di come un bottone generico “indietro” dica ben poco sull’azione che compie e spesso crei dei dubbi su quale sarà il suo comportamento. In realtà è abbastanza chiaro e coerente (non lo è su iOS): come il tasto back del browser, porta sempre indietro di un’azione. A renderlo utile è soprattutto la sua memoria, che è lunghissima: potete andare a ritroso fino a recuperare la prima azione che avete svolto.

Ma torniamo all’aspetto esteriore del device. La scocca, nera nel mio caso[1. È disponibile anche blu e rosso], è di una plastica piacevole al tatto, con i bordi arrotondati; tutti accorgimenti che facilitano la presa del dispositivo.

Su questa cosa vorrei essere chiaro: il Lumia 800 si tiene in mano e si utilizza in una maniera che rispetto all’iPhone 4 è imparagonabile. Dopo cinque giorni con il Lumia, riutilizzando l’iPhone non ho potuto fare a meno di notare quanto fosse scomodo e mal studiato dal punto di vista ergonomico; come se Apple avesse pensato prima al design, poi di nuovo al design e… Beh, mai all’usabilità.

Il Lumia sarebbe dunque perfetto, non fosse per i tasti laterali — accensione/spegnimento, fotocamera e controllo del volume.

Questi sono in plastica e risultando piuttosto poveri e molto spesso, nell’uso, li ho trovati anche poco chiari — li schiacciavo, ma non mi davano un feedback preciso, non mi avvertivano in maniera limpida e inequivocabile se avessero ricevuto l’input o meno. Fra parentesi, trovo infelice la scelta di posizionare quello per l’on/off su uno dei lati del device: tenendo il Lumia in mano, o inserendolo nella custodia, mi è capitato più volte di spegnerlo inavvertitamente.

Non condivido molto la scelta di nascondere l’entrata micro-USB per il caricamento e la sincronizzazione del device, rendendo di fatto meno immediato l’accesso. Lo so: la parte più brutta dell’iPhone è il connettore proprietario di Apple. Nasconderlo potrebbe sembrare una buona idea, ma di fatto:

  • Risulta meno immediato da usufruire
  • Come mostra l’immagine, comporta l’aggiunta al dispositivo di parti mobili, fragili e fastidiose

Per concludere, la batteria non è granché. Mi sembra che la carica duri meno rispetto all’iPhone 4, ma ho letto da qualche parte che è un problema momentaneo, legato al software, che si spera venga a breve risolto.

Ah, ho detto che c’è un’ottica Carl Zeiss sul retro, per le fotografie? Ho idee contrastanti a riguardo: in certe situazioni si è rivelata (leggermente) migliore di quella dell’iPhone, in altre inferiore. Credo comunque che il problema sia legato al software, che la sfrutta o gestisce male. Tuttavia, è sempre stata molto più rapida e pronta all’uso di quanto non sia quella dell’iPhone 4, battendola in questo campo.

In sintesi: dal punto di vista dell’hardware il Lumia è un’ottimo device: solido, esteticamente curato e comodo da utilizzare. Le lamentele a riguardo interessano dei piccoli dettagli, ma c’è davvero poco da non apprezzare. Forse (e ripeto: forse) meno raffinato di un iPhone, ne condivide però la semplicità risultando allo stesso tempo più confortevole e meno fragile nel complesso.

Software

Windows Mobile 7.5 aka Mango è l’OS che gira sul Lumia 800, che ha ricevuto critiche positive da più o meno chiunque. Slate verso Dicembre lo descriveva come “il sistema operativo più bello in commercio”, l’Huffington Post come, semplicemente, magnifico.

Mango, effettivamente, è davvero bello. È quasi incredibile che questo prodotto venga da Microsoft, un’azienda che fino ad ora è stata raramente associata all’eleganza ed al minimalismo. Ma questi due aggettivi sono quanto mai appropriati per l’OS in questione, che sembra quasi provenire da Cupertino.

Mango è un sistema operativo, direi, tipografico. Le icone sono veramente poche, e quelle poche presenti sono essenziali e scarne, quasi come un carattere Unicode. Il grosso della UI sono scritte, di altro c’è ben poco.

In passato abbiamo parlato dello skeuomorph, ovvero quella tendenza a ricreare digitalmente oggetti reali. Un esempio è iBooks, che cerca di imitare, un po’ goffamente, il comportamento di un libro fisico. Apple spesso indulge in questa direzione, creando software che tradiscono lo stile dell’hardware. Com’è possibile conciliare l’essenzialità e la semplicità delle linee dell’iPhone 4 con la UI di iBooks?

Ebbene Mango non pecca di questo problema. Tutto è — l’ho già detto, ma lo ripeto – estremamente essenziale e minimale.

Appena acceso, Mango accoglie l’utente con una schermata che lo informa degli eventi imminenti, eventuali mail, messaggi e chiamate ricevute. Superata questa, lo attende l’equivalente dell’Home Screen, con all’interno delle icone rettangolari animate, in grado di mostrare l’ultimo tweet ricevuto o la più recente informazione correlata ad un’applicazione.

L’idea di sostituire le icone statiche e poco informative di iOS (e Android) con una versione dinamica delle stesse è una soluzione che distingue, positivamente, l’OS in questione dalle alternative.

Per accedere alle restanti applicazioni installate, una freccia in alto a destra dell’Home Screen guida ad una lunga lista che le elenca tutte. Tale lista, a mio parere, è molto scomoda e poco usabile — ricorda un po’ il menù start di Windows. La freccia, inoltre, occupa una sezione consistente dell’Home Screen[2. Una spessa colonna nera è occupata da questa freccia, portando ad un problema di gestione errata dello spazio che tratteremo fra poco], che viene così ridotto di dimensioni facendo credere all’utente che lo schermo sia più piccolo di quanto in realtà non sia — se non altro questa è la sensazione che ho avuto io.

Contatti è una delle applicazioni più significative. Integrata con Facebook, Twitter e LinkedIn, si autopopola con le notizie e informazioni dei nostri amici, creando una sorta di Hub dal quale è possibile sapere e reperire tutto ciò che li riguardi.

Credo che l’applicazione Contatti delinei bene una filosofia di integrazione e omogeneità che ho trovato in tutto Mango. Neppure iOS è tanto coerente (e centralizzato) come Windows Mobile 7.5

Qualsiasi applicazione decidiate di provare ed acquista nel marketplace (= App Store) avrà la stessa UI di base, che è la medesima UI di base che a loro volta condividono le applicazioni preinstallate nel telefono. Suppongo che gli sviluppatori abbiano molta poca libertà e che il tentativo di Microsoft sia di creare un OS coerente in ogni suo aspetto.

Il marketplace e le applicazioni

L’assenza di un grande numero di applicazioni nel Marketplace non mi ha turbato come quanto avrei ipotizzato. Un client di twitter è sufficiente, perché tanto tutti si somigliano condividendo fra loro la medesima interfaccia grafica a causa di questo desiderio di omogeneità dell’OS. Ma, soprattutto, non c’è nemmeno bisogno di un client di twitter perché twitter è già integrato nell’OS[3. Seppur in una versione molto light con gravi pecche e mancanze]: Mango offre fin da principio la maggior parte delle funzioni che l’utente medio richiede.

Comunque, per esigenze personali, nel corso dei miei cinque giorni ho scaricato le seguenti applicazioni:

    • Flux, per leggere Google Reader
    • Birdsong, per utilizzare Twitter
    • Facebook
    • AnyTask, software GTD molto semplice

Non ne ho provate (ma nemmeno trovate) altre interessanti. Una menzione meritano le applicazioni Nokia di cui il Lumia 800 può vantare, fra cui “Nokia Mappe”, che sono decisamente migliori rispetto a quelle offerte da Microsoft, di Bing, e Nokia Drive. Il Lumia viene venduto con questo pacchetto di utili software già preinstallato.

Un meraviglioso (ma inutilizzabile) esercizio di stile?

The typography is loose and over-produced, with big blimpy titles burning up content real-estate. The titling typography does not serve user needs or activities. Instead it is about its designer self, and looks like signage on the walls of a fashionable building. Good screen design for information/communication devices is all about the user and should be endlessly self-effacing. It is much more difficult to be user-friendly undesigny than designer-friendly designy. — Edward Tufte

Dopo alcuni giorni di utilizzo, mi è venuto da domandarmi se tutta questa eleganza tornasse a vantaggio dell’utente e non fosse solo fine a se stessa. In certi casi, infatti, non si rivela affatto utile. Lo spazio è spesso mal sfruttato, la tipografia troppo enorme e il tutto poco intuitivo. La sensazione è che si tratti di un meraviglioso oggetto da rimirare, ma che se utilizzato comporta dei problemi. La sensazione è che si tratti di un poster, di un’insegna, di un cartello elegante con tipografia curata ma inadatta ad essere utilizzata come UI di un OS.

Io ne ho avuti, di problemi. Non sempre è chiaro cosa sia “cliccabile” e cosa no, per il fatto che è tutto testo e non c’è alcuna differenza fra gli elementi “attivi” e non. Le icone, dite quel che volete, mettiamo pure che siano poco sofisticate, indicano all’utente l’azione ad essa associata: un utilizzo, anche parco, non sarebbe un errore.

In molti casi, le informazioni fornite all’utente sono ridotte all’osso, poche e mal organizzate in una tipografia enorme, elegante e senza ragione, se non quella di apparire. Per fare un esempio: in base a quale assurda decisione Microsoft ha deciso di non fornire all’utente dettagli sulla batteria e l’intensità del segnale? — dettagli che iOS fornisce in una piccola barra in cima allo schermo, barra che su Windows Mobile 7.5 spesso non esiste e, se esiste, mostra esclusivamente l’ora corrente. Il problema non è limitato a questo particolare: è al contrario diffuso in tutto l’OS, che pecca di carenza di informazioni o di una cattiva organizzazione delle stesse.

Il risultato? Un OS minimale, molto povero e scarno che può piacere ma che molto spesso ho trovato limitato. Un OS che invita poco alla sperimentazioni, all’uso “approfondito”, alla scoperta. È come se Microsoft avesse creato un meraviglioso oggetto da rimirare. Non sto dicendo che è inutilizzabile, ma che non invita all’utilizzo. E me ne sono accorto perché spesso, per quelle azioni che solitamente svolgo con il mio iPhone, andavo alla ricerca dell’iPad. Quando l’iPad non c’era, le rimandavo a più tardi, quando sarei stato davanti al Mac. Non ho mai utilizzato così poco uno smartphone come in questi giorni, e la “novità” avrebbe dovuto spingermi esattamente al contrario. Ho utilizzato pochissimo twitter, facebook anche meno. Non ho quasi mai navigato in Internet e non ho letto gli articoli lunghi che solitamente mi concedo sull’iPhone, pur avendo i due dispositivi uno schermo identico.

A volte l’accendevo, pensavo “è proprio bello, inutile negarlo” ma poi non facevo nulla. Ero come non invogliato all’uso, ma limitato alla contemplazione della grafica sofisticata.

Più un telefono che un computer

Credo a questo punto che lo scopo di Microsoft con Mango sia chiaro: creare un OS molto minimale e, soprattutto, coerente. Un OS dove tutto sia centralizzato e controllato da lei stessa, anche l’UI delle applicazioni. La libertà data all’utente è davvero minima: non ci sono praticamente opzioni, tutto è stato già scelto e predisposto perché l’utente si senta a proprio agio, in un ambiente elegante e sofisticato dotato di tutti i confort e agi più diffusi.

Non è un OS adatto sicuramente agli utenti Android, che se lamentano i paletti imposti da Apple su iOS non potranno che detestare la standardizazzione imposta da Microsoft in Mango. Io credo che questa omogeneità vada a vantaggio dell’utente medio, quello che vuole uno smartphone per chiamare, usare facebook, navigare in rete e poco altro.

Mango non è un OS adatto a me, perché necessito per ragioni personali (blogging, scrittura, etc.) di applicazioni che mi lascino una maggiore libertà e personalizzazione, di applicazioni che amplino significativamente l’offerta iniziale del telefono. Mango invece viene venduto completo delle funzioni principali, più richieste, e tutto è già predisposto per funzionare; difficilmente però potrete aggiungergliene molte altre.

Credo che questo telefono sia perfetto per l’utente comune, ma credo anche che questo sia uno smartphone che somiglia più un telefono che ad un computer. Una volta ho scritto che l’iPhone è il computer più personale che esista. Windows Mobile 7.5, e di conseguenza i device che lo montano, e di conseguenza il Lumia 800, sono inadatti a questa definizione.

Perché somigliano più a dei telefoni che a dei computer. Ma, per molte persone, la maggioranza a dire il vero, questo è più che sufficiente.

Conclusioni

Il Lumia 800 è un ottimo dispositivo, sicuramente un passo nella direzione corretta. L’OS che monta per certi versi ha enormi limiti e paletti che possono e non possono turbare: tutto dipende da quello che si pretende da uno smartphone e da quello che con esso ci si vuol fare. Nel tempo io, lo smartphone, l’ho fatto diventare “il mio computer tascabile”, quindi in certe occasione l’eccessiva semplificazione dell’OS che il Lumia monta mi ha turbato.

Ma ho visto molti possessori dell’iPhone richiedere dallo stesso quei tre o quattro compiti, e installare rare e inutilizzate applicazioni, che probabilmente se avessero scelto un Lumia 800 si sarebbero trovati meglio. In fin dei conti fa scattare foto, utilizzare twitter, pubblicare su facebook, navigare in rete, mappe, rubrica, calendari: tutte le funzioni principali sono qui, organizzate e a disposizione dell’utente in un’interfaccia elegante racchiusa in un hardware solido.

Il vostro amico geek (e mi ci metto anche io, qua dentro) lo troverà limitato, dopo alcuni giorni. Ma il vostro amico geek non è la fascia d’utenza a cui Nokia punta, con il Lumia 800. Almeno credo.

I due CEO di RIM hanno dato le dimissioni

Questa è la vignetta con cui Marco Arment ha accolto la notizia — che ben riassume la situazione in cui si trova RIM e la tardività di queste dimissioni.

Palm, 1996-2011

Definita dal Wall Street Journal come l’Homo Erectus dell’iPhone, acquistata l’anno scorso da HP per 1,8 miliardi di dollari, Palm cessa ufficialmente e definitivamente di esistere: il suo nome non verrà più utilizzato. Ad annunciarlo HP stessa.

A precedere il Pilot, il palmare che diede il successo a Palm, fu il Newton di Apple, un prodotto che invece si rivelò un disastro. Col Pilot la Palm riuscì dove gli altri avevano fallito, creando un mercato per i PDA. Ma dal 2007 in poi, con il lancio dell’iPhone, iniziò il rapido declino che portò all’acquisizione dell’azienda da parte di HP fino ad arrivare all’annuncio odierno.

Io stesso avevo un Palm, uno Zire (prima 71, poi 72), che usavo con soddisfazione ma anche con molta frustrazione. Che ho amato ma anche odiato. Svariati limiti, difetti nel software e complessità varie mi impedivano di fare quello che volevo o mi causavano la perdita di un’enorme quantità di tempo. Quello Zire poi, un giorno, diventò improvvisamente un oggetto del passato, un oggetto vecchio proveniente dai primi anni 90. Quel giorno fu il giorno in cui Steve Jobs presentò l’iPhone.

Però non bisogna incolpare Apple della morte di Palm. Palm si è uccisa da sola, non innovando per anni. A lungo ho utilizzato lo Zire chiedendomi se non si sarebbe potuto fare di meglio, domandandomi se era proprio necessario che compiti tanto semplici – come la connessione ad internet o l’utilizzo di un client di posta – dovessero necessariamente essere tanto complessi. Per anni ho navigato in internet dal mio palmare chiedendomi “possibile che non si riesca a creare un browser migliore?”.

Ho seguito – prima che l’iPhone ed altri smartphones simili nascessero – gli annunci della Palm e delle aziende concorrenti, rimanendone sempre deluso. I palmari nuovi non erano molto differenti da quelli vecchi. Nuovi modelli uscivano ma, nonostante ciò, non progredivano: il software non migliorava, non diventava né più semplice né più bello, le applicazioni restavano le stesse, costose e rare, l’hardware aveva gravi difetti. A partire dall’assenza del WiFi, che dovetti aggiungere con una scheda esterna.

Restavano gadget complessi da utilizzare, che svolgevano compiti molto semplici, ai quali era meglio non chiedere troppo.

Se la Palm avesse investito nel futuro, e avesse continuato ad innovare senza invece accontentarsi dei risultati ottenuti col Pilot, oggi forse la sua storia sarebbe diversa. Invece si è fatta trovare impreparata e improvvisamente i suoi prodotti sono sembrati a tutti noi vecchi. Improvvisamente ci è parso di avere fra le mani un oggetto del passato. Non prossimo, ma remoto.

Ma lo sapevamo fin da prima, che erano vecchi. Solo nessuno ce l’aveva mostrato tanto chiaramente. Vedere l’iPhone ha materializzato tutti i nostri dubbi, tutte ne nostre domande. “Ah, ma allora vedi che avevo ragione: si può fare di meglio”, è stato quello che ho pensato.

Il mio timore è che un’altra azienda si stia incamminando sulla medesima strada. Si chiama RIM. La sua storia rischia di avere troppi punti in comune con quella della Palm.