La bottega delle applicazioni
Erick Tseng ha raccontato i suoi otto giorni in Nord Korea in un post su Medium. Fra i (molti) dettagli allucinanti del post, a un certo punto descrive il loro App Store: non uno store che risiede sullo smartphone, ma un negozio fisico in cui i cittadini si recano per caricare un’app sul loro telefono.
Me: Oh, I’m sorry. Am I not allowed to see it?
Minder: No, it’s not that. It’s just not here.
Me: Not here? I don’t understand. Where is it?
Minder: Well, it’s a store. We would have to go there.
Me: Wait, your App Store is a physical store?? <pause, as I digest this incredible information> Can we visit one?
Minder: No, it’s not on our itinerary.I couldn’t believe my ears. Their App Store was an actual place! You physically go to this place, ask a man behind the counter for the Mosquito Repellent app, pay him, and he plugs a cable into your phone and installs it for you! Mind officially blown.
Le fondamenta del futuro
It is time to start looking beyond smartphone hardware. We are observing signs that the smartphone market is mature. Over 2 billion people have a smartphone and the market is moving to “replacement cycle innovation” rather than “adoption cycle innovation”. In adoption cycle innovation, we see a heavier emphasis on features designed to attract consumers for a first time purchase. Now that smartphones are in a replacement cycle for the most developed parts of the world, we will see more feature evolution than a burst of brand new things. In this regard, the smartphone hardware landscape will start to feel similar to the PC hardware landscape. In the post-mature PC market, it’s not a big deal when vendors launch PCs with new features as it used to be. The smartphone hardware landscape will now follow the same dynamics from here on out.
Lo smartphone si sta consolidando come il mercato dei PC: le vendite non sono più (solamente e soprattutto) dovute a nuovi utenti — se non altro in questa parte del globo —, ma a vecchi utenti che aggiornano i loro dispositivi. È probabile, dunque, che i nuovi modelli di iPhone (e concorrenti) finiranno con lo stupirci sempre meno, col presentare minori innovazioni sostanziali: piccoli upgrade e miglioramenti.
La prossima grande innovazione, sostiene Bajarin, non sarà lo smartphone ma avverrà tramite e grazie ad esso — grazie a ciò che l’utenza (enorme), l’hardware e il software dello smartphone permetteranno di fare. Bajarin prende come esempio il settore FinTech, ciò che diverse startup stanno tentando di fare nel settore finanziario appoggiandosi sulla base di utenti e diffusione capillare dello smartphone:
Putting a computer with an internet connection into the pockets of two billion (and eventually five billion) humans, opens massive new doors to commerce. We are watching markets like China and India as we see into markets where more digital commerce happens on smartphones than on PCs. This reality will come to the US and European markets as well before too long. When the mobile device becomes a central hub of commerce, banking, lending, and a host of other financial services, it has the potential to reach more customers in a way they have never had before.
È insomma l’ecosistema che il mercato mobile ha creato che permetterà di dare vita alla nuova grande innovazione. Si potrebbe parlare di post-smartphone, come di post-PC, tenendo presente una cosa però: che lo smartphone occuperà, comunque, una posizione centrale.
Isolamento
Mobile First: gli smartphone offrono una versione più completa di Internet?
Abbiamo sempre considerato l’internet mobile, quello a cui abbiamo accesso da smartphone, una versione ridotta e semplificata dell’internet disponibile su desktop. I siti web sono più semplici, e pongono limiti: se vuoi davvero fare qualcosa di utile devi ricorrere al computer.
Benedict Evans crede sia arrivato il momento di abbandonare questa idea, e invertirla: è il computer che sta seduto sulla nostra scrivania che offre una versione limitata (e limitante) di internet.
Internet, per i primi vent’anni in cui è esistito, ha significato un browser, una tastiera e un mouse. Poche cose sono successe, e sempre ai margini del browser mentre internet rimaneva pressoché invariato e legato al web. Da quando esistono gli smartphone tutto questo si è rotto: il modello d’interazione degli utenti è più complesso. Ci sono notifiche, Apple Pay, iBeacon, Touch ID, etc… Nuove possibilità, molte delle quali riservate ai dispositivi mobili — magari arriveranno anche su desktop, ma ancora non ci sono, e comunque arriveranno dopo.
Uno smartphone sa molto più sulla nostra persona di quanto un computer tradizionale non abbia mai saputo, e per questo può anche supporre e offrire molto più. Scrive Evans:
La manifestazione più evidente di questo fenomeno è l’esplosione in popolarità delle applicazioni sociali, la cui quasi totalità avrebbe fallito su PC ma su smartphone hanno funzionato perché, come dico spesso, lo smartphone stesso è una piattaforma sociale — ogni applicazione ha accesso alla rubrica, alla fotocamera, può inviare notifiche e siede nell’home screen a due tap di distanza da qualsiasi altra schermata del telefono. Tutte cose che rimuovono complessità e facilitano l’adozione di una nuova applicazione.
Secondo Evans lo smartphone è una piattaforma ideale per internet. Su desktop internet risiedeva nel browser, mentre su smartphone è l’intero device a offrirsi come una piattaforma per internet e il browser, da “internet”, diventa una semplice icona a sua volta.
In altre parole, anche se più piccolo e senza tastiera non dovremmo fare l’errore di considerare l’Internet che lo smartphone ci offre come una versione semplificata di quello a cui abbiamo accesso su desktop. Acquistare online è già più facile e immediato su smartphone, così come comunicare con gli amici.
È il computer che offre una versione ridotta di Internet, perché spesso tutto quello che offre — quando si parla del modo in cui l’utente interagisce con Internet — è un’esperienza mediata dal browser.