Phil Schiller sull’iPhone, 10 anni dopo

When we started on iPhone, we could envision that phones would change forever and get better. We could envision that we could surf the web on them. We could envision that we could get our email. We could envision that it would replace our iPod one day. All those things we could see. But the magical thing that happened along the journey of iPhone is that it also became our most important device in our life. That transition in how we interact with the world is something that I don’t think anyone could completely understand, until we were living with these and using them. – Phil Schiller, Phil Schiller on iPhone’s Launch

L’intervista di John Gruber a Phil Schiller

Da un paio d’anni mi sono lentamente sempre più disaffezionato ai keynote di Apple. Li seguo, sto attento a tutto quel che succede, spesso mi entusiasmo per i contenuti (i prodotti presentati o features discusse), ma ne apprezzo sempre meno l’esecuzione: il modo in cui il tutto è presentato, abbastanza sofferente da seguire per l’alto numero di battute (ma sono necessarie? A quale pro? Che Apple è un’azienda divertente?) e per i toni eccessivamente eccitati (tutto è grandioso, ogni update — anche il più stupido — ha bisogno di essere preceduto da un “fantastico” per essere descritto); entrambe cose che mi rendono il keynote meno umano e più costruito.

Per questo, l’intervista di John Gruber a Phil Schiller è una ventata d’aria fresca. Gruber è riuscito a intervistare, per un episodio del suo podcast (The Talk Show), Phil Schiller, il quale si è reso disponibile a rispondere a qualsiasi domanda Gruber desiderasse. Gli ha chiesto perché vendano ancora iPhone da 16GB (pare per convincerci ad utilizzare iCloud!), cosa ne pensa — e se crede esista — sul declino della qualità del software Apple e quando vale la pena compromettere la sottigliezza di un device a favore della batteria. Schiller ha risposto in maniera onesta, genuina, e dimostrando di leggere e ascoltare molte delle voci che discutono e parlano di Apple online.

Come scrive Marco Arment (una delle voci che Schiller ha menzionato):

Apple is just people. Their usual communication style makes that hard to see and easy to forget.

Phil’s appearance on the show was warm, genuine, informative, and entertaining.

It was human.

And humanizing the company and its decisions, especially to developers — remember, developer relations is all under Phil — might be worth the PR risk.

L’episodio è online. Guardatelo, è molto meglio del keynote di lunedì.

iPhone 4S: 3.5″ e una feature list ridotta

Molte delle critiche che vengono rivolte all’iPhone riguardano la sua feature list, quella cosa poco utile al consumatore finale, che non dice nulla dal punto di vista dell’usabilità e dell’utilità del device. Il fatto è che, come molti vi avranno e faranno notare, la feature list dell’iPhone, se paragonata a quella di un telefono Android, risulta essere più corta.

A rispondere a queste critiche, datate, ci pensò tempo fa Phil Schiller in una vecchia intervista al Guardian:

Poniamo molta attenzione alle tecnologie che inseriamo nei nostri prodotti. Solo perché c’è una nuova tecnologia non significa che dobbiamo per forza adottarla. Solo perché i nostri avversari l’hanno messa nei loro prodotti – perché avevano bisogno di qualcosa con cui competere con noi, dato che stavano perdendo in qualsiasi altro campo – non significa che dovremmo farlo anche noi.

Dovremmo aggiungere una nuova tecnologia, o funzione, ad un nostro prodotto solo se ha senso avere quella cosa in più e solo se una porzione significativa dei nostri consumatori la desidera. Altrimenti, no. Ricorda, tutte queste funzioni aggiuntive aumentano il costo, lo spazio e cosa ancora più importante riducono la durata della batteria.

Lo disse parlando degli iPod, ma vale per un qualsiasi altro prodotto Apple: non è importante quante funzioni ha, quant’è lunga la sua ‘feature list’ e quale tecnologia, quale chip o processore, abbia all’interno; è importante cosa ti permette di fare. Non è importante riempire un device di tecnologie, e nemmeno offrire un’infinità di funzioni. Quello che è importante è offrire agli utenti un insieme di cose che abbiano un senso e che risultino utili.

Vale in particolare per l’iPhone, e ancora di più per l’iPhone 4S: stesso telefono, niente schermo più grande.

Mentre i telefoni Android fanno a gara a chi ha lo schermo più grande, sacrificando batteria, spazio e alzando i costi, Apple se ne frega e continua imperterrita con i suoi 3.5″. Ma il punto è proprio questo: Apple non ha bisogno di uno schermo più grande, perché l’iPhone funziona così com’è. I produttori di telefoni Android invece hanno bisogno di fare leva su qualcosa in più per riuscire a vendere i loro telefoni. E hanno identificato quel qualcosa nello schermo, che ingrandiscono ad ogni uscita di un nuovo modello. E i loro utenti sembrano apprezzarlo.

Ma, esattamente come Marco, dopo quattro anni io non ho ancora sentito nessun possessore di un iPhone lamentarsi dei suoi 3.5″, non ho mai sentito nessuno dire:

Lo sai cosa non mi piace di questo telefono? Lo schermo è troppo piccolo. Vorrei ridurre la durata della sua batteria e vorrei che mi sporgesse dalla tasca, il tutto per poter avere un device che non può essere utilizzato comodamente con una mano sola. Questo sarebbe fantastico: ne varrebbe proprio la pena.

Quindi, iPhone 4S: stessa esperienza d’uso del 4, stessa soddisfazione finale degli utenti. E un milione di preordini in 24 ore. Eccola, la grande delusione di cui tutti parlavano settimana scorsa.