E’ uscita per Ars Technica la recensione di John Siracusa di Lion: è lunga 19 pagine, quasi un mini libro, ed infatti la si può scaricare anche in ebook. Io ancora non l’ho letta ma c’era gente che la attendeva con ansia; la lettura è quindi consigliata.

Scrive Siracusa, parlando del fatto che l’utente – grazie a Lion – non debba più ricordarsi di salvare i documenti, spiegando di come i cambiamenti ai file vengano registrati in automatico e di come spegnere il computer non significhi più dover riaprire tutte le applicazioni precedentemente in uso:

E quindi il decreto di Apple per Lion, così come quello che emanò per il Macintosh nel 1984 o che ha adottato per iOS: la macchina deve servire l’umano, non il contrario. (segnalato da millenomi)

Proprio così. Il computer è uno strumento, nulla più. Se io sono uno scrittore, il computer deve trasformarsi in una macchina da scrivere. Se un grafico, deve fornirmi un potete strumento per lavorare le immagini. Se un cantante, deve consentirmi di fare musica. Il computer deve sparire per lasciare spazio all’attività che con esso voglio svolgere. Deve ricordarmi il meno possibile di essere presente davanti a me, e fare il suo lavoro in maniera non intrusiva. Devo poter riuscire a concentrarmi su quello che voglio fare, e non su di lui. E’ così che funziona, un computer for the rest of us (cit.).

Devono servire zero passi, per utilizzarlo.

Non era quello che volevamo

Mac OS X Lion non è piaciuto a Gizmodo, come viene spiegato nell’articolo “This Is Not the Future We Were Hoping For“. Secondo Jesus Diaz – autore dell’articolo in questione – Lion ha fallito nella realizzazione di quell’idea, portare iOS su Macintosh, in realtà buona e promettente ma, purtroppo, rivelatasi deludente almeno nel risultato finale ottenuto.

Gizmodo si aspettava che Apple desse maggior importanza al Launchpad, invece che renderlo uno strumento in più da cui accedere alle proprie applicazioni, vanificandone di fatto la semplicità.

La prima volta che ho avviato Lion mi aspettavo che il Launchpad occupasse tutta la schermata iniziale, come sull’iPad. Apple l’ha promosso come un nuovo modo di lanciare le applicazione. L’idea teorica dietro Lion, iOS e iCloud è buona, quasi magica: il Launchpad serve per accedere alle nostre applicazioni, le applicazioni per accedere ai nostri documenti i quali, eventualmente, si trovano sulla cloud e sono accessibili da tutti i nostri device. Credevo che Apple avrebbe eliminato il desktop completamente.

Lo scopo di Lion era lo scopo di tutti i precedenti OS, un tentativo di fare quello che si tenta di fare da decenni: semplificare l’utilizzo del computer, una cosa che è successa quando siamo passati dalla linea di comando all’interfaccia grafica. Tuttavia, da allora i computer continuano a venire considerati complicati da un gran numero di persone. La semplicità è una delle principali ragioni per cui l’iPad è tanto apprezzato: distruggendo tutte le convenzioni e i vecchi modi di operare, è riuscito a dar vita ad un ambiente di lavoro produttivo e potente. Ma non solo: anche completamente nuovo.

Il fatto che da decenni pensiamo e facciamo cose in un determinato modo non significa che abbiamo adottato il giusto modo di pensare. Lo spiegava Jaron Lanier in “Tu non sei un gadget“, introducendo il concetto di lock-in, ovvero come scelte dettate da necessità casuali e momentanee nella progettazione del software finiscano per essere perpetuate per inerzia, limitando le possibili alternative migliori. Un esempio: il concetto di file. Lo utilizziamo perché risponde alle nostre esigenze, oppure perché ne siamo così abituati e dipendenti da essere arrivati a pensare che non vi siano alternative? Da averlo reso quasi naturale ed inevitabile? L’iPad però ha mostrato, con successo, che un “computer” può essere utilissimo e funzionare anche senza avere, apparentemente, nessun file-system.

Si sperava quindi che Lion avrebbe potuto rappresentare un consistente passo in avanti, cambiando molte delle cose a cui siamo stati abituati. Il problema, sempre secondo Gizmodo, è che Apple ha voluto accontentare tutti: evitando di focalizzarsi su un target specifico di utenti Apple ha prodotto un’interfaccia grafica deludente, un’esperienza d’uso più complessa della precedente. Avrebbe dovuto diversificare il proprio OS, una cosa che Apple non ha mai fatto e che anzi è tipica del mondo di operare di Microsoft, con le sue tante e diverse versioni di Windows.

Fornire diversi livelli di controllo – un’interfaccia super-semplice per le persone normali e un’interfaccia classica per gli utenti pro ed i nerd.

Non so quanto sono d’accordo su questo, ma so di esserlo molto sull’ultima lamentela di Gizmodo. Riguarda la nuova grafica della rubrica e del calendario: entrambi cercano di imitare e il design delle rubriche e dei calendari reali, riproponendone lo stile. Ma perché? Perché tentare di imitare virtualmente un oggetto fisico, emulandone la grafica, quando è chiaro che quasi mai ci si riesce con un buon risultato? Questo approccio non è vincente: sarebbe stata molto meglio una UI nuova ed originale.