Un corso sulle stronzate
Quante stronzate leggete al giorno? Siamo sommersi da notizie false, dati discutibili presi fuori contesto, studi ‘scientifici’ condotti su un campione di tre unicorni ed enfatizzati da comunicati stampa, tweet che discutono una notizia condivisa da un amico su Facebook, che l’ha letta su un blog, che l’ha ripresa da un giornale online, che l’ha ripresa da un articolo d’opinione — che non si capisce più da dove venga ma alla terza iterazione è diventata altro.
Riconoscere una stronzata può essere arduo. Non sempre tutte le stronzate sono palesi come gli articoli del blog del M5S. A volte si celano dietro grafici fuorvianti. Altre riguardano cose che non conosciamo bene e sulle quali, quindi, non possiamo affidarci troppo al nostro giudizio. Nel frattempo, invece di dare una mano, l’ecosistema di distribuzione delle notizie agevola la diffusione delle stronzate. Le notizie false hanno vita lunga, o come postula il Bullshit Asymmetry Principle: “the amount of energy needed to refute bullshit is an order of magnitude bigger than to produce it.” In certi casi, i giornali nemmeno collaborano a migliorare la situazione.
Sopravvivere a questo bullshit overload richiede strumenti critici, di valutazione. Mark Galeotti, sul New York Times, suggerisce che la strada per risolvere il problema sia l’educazione del pubblico:
Instead of trying to combat each leak directly, the United States government should teach the public to tell when they are being manipulated. Via schools and nongovernmental organizations and public service campaigns, Americans should be taught the basic skills necessary to be savvy media consumers, from how to fact-check news articles to how pictures can lie.
Calling Bullshit è un corso della University of Washington (di Seattle) che parte da queste premesse: che gli strumenti critici e d’analisi per discernere una stronzata da un’altra non siano così ovvi e diffusi, e che le stronzate nuove, che leggiamo oggi, siano più insidiose di quelle di un tempo — meno ovvie. Che la via per salvarsi non sia affidarsi ad algoritmi che decidano per noi cosa sia vero e cosa no (nonostante si possa fare di più — in certi casi il problema delle fake news è simile a quello dello spam), ma sviluppare un senso critico che ci aiuti autonomamente ad analizzare una notizia, una visualizzazione, una statistica.
Il corso è appena iniziato, è gratuito, e si può seguire online. La prima lezione introduttiva è già disponibile. Lo consiglio.