Silvia Killingsworth:

There was a time (2007) when I had hope for this Internet. There was once a humane way to sift through the day’s news that wasn’t just standing under a faucet of opinions and viral pixels that get stuck to you and then you have to pass them on like germs because you are just a vector. It’s like if, instead of reading the newspaper (haha paper) of your choice, your neighbors and frenemies just shouted whatever they thought was newsworthy in your general direction, UNSOLICITED.

Su Techcrunch MG Siegler ha mostrato come Google Reader sia una delle fonti di traffico più stabili, soprattutto per i blog di piccole e medie dimensioni. Si chiede quindi cosa comporterà la chiusura del servizio: questi lettori migreranno da qualche altra parte, o in uno scenario peggiore scompariranno?

Mentre infatti i grandi siti possono fare affidamento su una diffusione continua dei loro articoli su Twitter; gli RSS si rivelano particolarmente importanti per i blog meno “popolari”, che altrimenti ci si dimenticherebbe di visitare e le cui opinioni non hanno altrettanto eco. Come ha scritto Marco Arment:

It’s not enough to interleave their posts into a “river” or “stream” paradigm, where only the most recent N items are shown in one big, combined, reverse-chronological list (much like a Twitter timeline), because many of them would get buried in the noise of higher-volume feeds and people’s tweets. The fundamental flaw in the stream paradigm is that items from different feeds don’t have equal value: I don’t mind missing a random New York Times post, but I’ll regret missing the only Dan’s Data post this month because it was buried under everyone’s basketball tweets and nobody else I follow will link to it later.

Without RSS readers, the long tail would be cut off. The rich would get richer: only the big-name sites get regular readership without RSS, so the smaller sites would only get scraps of occasional Twitter links from the few people who remember to check them regularly, and that number would dwindle.

Quando Google Reader è arrivato, nel 2005, ha distrutto un intero mercato di soluzioni alternative, portandosi via l’innovazione. Era gratuito e non c’è stato più alcun incentivo per gli sviluppatori a competere: Google aveva vinto. E da anni, da allora, di feed reader innovativi non se ne sono visti.

La chiusura di Google Reader avrà due effetti. Di positivo c’è che ci saranno nuovi feed reader e tornerà la competizione. Di negativo, al contrario, c’è che molti blog (questo incluso) vedranno la loro readership — costruita negli anni — ridursi drasticamente, dal momento che diversi lettori utilizzano Google Reader per tenersi aggiornati. Ci sarà chi si preoccuperà di trasferire i feed, e chi semplicemente ne farà a meno.

Per sintetizzare con le parole di Aldo Cortesi:

The truth is this: Google destroyed the RSS feed reader ecosystem with a subsidized product, stifling its competitors and killing innovation. It then neglected Google Reader itself for years, after it had effectively become the only player. Today it does further damage by buggering up the already beleaguered links between publishers and readers. It would have been better for the Internet if Reader had never been at all.

Perché Google Reader non è più adatto a me

Ho utilizzato per anni Google Reader notando il crescente disinteresse che Google ostentava nei confronti del prodotto. È rimasto pressoché immutato negli anni. Era – ed è tuttora – il feed reader più popolare, eppure Google sembrava decisamente poco interessata al suo sviluppo.

Poi tutt’a un tratto si sono ricordati che esiste, ci hanno messo le mani sopra e, settimana scorsa, hanno annunciato sul loro blog che presto l’avrebbero aggiornato. L’hanno fatto oggi.

Non parlerò della nuova grafica – mica tanto bella – e nemmeno delle nuove funzioni – ce ne sono? Quel che più conta è che Google ha reso Reader una parte di Google+. Google Reader sembra meno un prodotto a sé stante quanto piuttosto una delle features di Google+. E per rendere la transizione possibile è stata necessaria una cosa: eliminare certe caratteristiche del vecchio reader, come la possibilità di segnalare articoli e apprezzarne altri. Eliminare i profili pubblici degli utenti, e i relativi following e followers.

Per anni ho utilizzato Google Reader per segnalare articoli, oggi non solo non posso più farlo ma tutti quegli articoli che ho ‘salvato’ non sono più disponibili: mi si dice che se voglio posso scaricarmeli in locale. Sai che roba. Questo recente cambiamento non crea problemi solo agli utenti, ma anche ad un intero ecosistema di applicazioni che ruota attorno a Google Reader: Reeder per iPhone ed iPad ne è un esempio.

Le API di Google Reader – al contrario di Maps ed altri servizi – non sono ufficiali, non sono supportate, fornite e documentate dall’azienda e i molti programmi che le sfruttano le hanno adottate senza una garanzia che nel futuro continueranno ad esistere. L’aver scelto Google Reader fino a oggi si è rivelato comodo, permettendo la sincronizzazione dei feed fra vari device e la ‘portabilità’ degli stessi fra un software e l’altro. Ma visti i recente cambiamenti, molti si stanno domandando se non stanno facendo affidamento ad un servizio troppo volubile – non avendo Google preso nessun impegno con gli sviluppatori.

Google Reader sembra meno un lettore di feed rss e più un prodotto secondario, una delle tante features di Google+. Non sembra più un prodotto adatto a me. Io voglio un lettore di feed rss solido, robusto, professionale: che faccia solo quello, lo faccia bene e in maniera soddisfacente. Google Reader non lo fa più, e questo perché Google ha di sua sponte deciso di sacrificarlo a favore di un’integrazione maggiore con i suoi servizi.

Non sono solito lamentarmi dei servizi gratuiti, per una ragione: sono gratuiti, e io non ho diritti nei loro confronti. Ed è anche la ragione per cui non mi piacciono i servizi gratuiti: se di punto in bianco decidono di cambiare radicalmente una funzione, o di toglierne altre, io non posso lamentarmi.

Ma è il momento che qualcuno si prenda l’ampia fetta di utenti che Google Reader ha appena gettato al vento.