Ma cosa diavolo fai qua fuori?
Quando l’altro ieri notte alle 2 AM mi trovavo in coda fuori dall’Apple Store con un’altra ventina di persone, mi hanno dato del pirla. Non una volta, ma tante. Bisogna capirli, del resto, che effettivamente capirci è difficile. E quindi ero fuori dal negozio, in coda, alle due di notte, e a volte c’era gente che passava. E a volte questa gente di passaggio ci guardava con sguardo un po’ perplesso. Camminava, e ci fissava corrucciando la fronte e alzando le sopracciglia. Altre volte, molto più frequentemente, ci insultava. Gridando dalla sua bici o urlando mentre sfrecciava davanti a noi in motorino. Quindi in una notte, ci hanno detto:
- Sfigati
- Scemi
- Ma che cazzo state a fare qua fuori? (*)
E molte altre declinazioni del medesimo concetto reiterato svariate volte.
Ora, a mia discolpa (ma discolpa di che, poi?), che posso dire? Posso dire di essermi seduto alle due di notte fuori da un Apple Store perché questo Apple Store era diverso dagli altri, dove per diverso intendo: era bello. Era – come ho già avuto modo di dire – il primo Apple Store italiano in centro città invece che all’interno di un triste centro commerciale. Ma resta comunque un negozio. Resta che mi sono seduto davanti a un negozio per tutta la notte.
Allora, mettiamola così. Sono andato fuori da un Apple Store alle due di notte non tanto per essere fra i primi ad entrare all’interno del negozio — di un negozio, del quale alla fine poi non mi importa nemmeno granché — quanto piuttosto perché facendo ciò ho avuto l’occasione di stare con altre persone che mi stanno simpatiche, condividono con me una passione e con le quali non ho fatto altro che parlare per tutta una notte. Insomma, mi sono divertito, ed è stata un occasione per incontrarsi — con alcuni che già conoscevo, e facce nuove.
(siete dei tristi fanboy lobotomizzati)
Marco Arment ha una bella definizione di fan•boy |ˈfanˌboiy|:
Termine usato per indicare persone che hanno comprato un prodotto che compete con quello che tu hai acquistato e che risulta essere più popolare per ragioni che desideri screditare perché sei segretamente preoccupato di aver fatto la scelta sbagliata.”
(sei un cretino)
Ripeto, anche se sembrerà strano, è stato bello. Mi sono effettivamente divertito. E non è che uno lo faccia per la maglietta, di stare in coda tutta la notte. Me l’avete chiesto dieci volte per quale ragione fossi in coda: non per la maglietta, che non è nemmeno così bella. Lo faccio — lo si fa —, appunto, per l’evento e la compagnia. Per incontrarsi.
(evento? ma quale evento! aprono un negozio! siete solo dei poveri nerd)
E che ci sarà di male? Quella è una scusa. Ma poi, metà di voi era ubriaca, in giro alle 3 di notte senza uno scopo. Eh, non c’è nulla di male: faccio anche quello. Diciamo che non mi sembra particolarmente utile nemmeno quello, però.
(mettete tristezza)
Va beh, un po’ monotono adesso. Mi sono divertito, mi è piaciuto, ho rivisto amici e incontrato persone interessanti. Non vedo perché non possa bastare questo.
(mi commenti quelle grida prima dell’apertura?!)
Vero, il momento prima dell’apertura è imbarazzante. Quei cori da stadio e quell’eccessivo entusiasmo: sono d’accordo, se ne potrebbe fare a meno. Ma io mica salto e urlo prima dell’apertura. Mica grido e canto, no. E se ne sono anche accorti loro, dell’Apple Store: mi hanno indicato, hanno detto “guardate, quello per tutto il tempo se ne è stato fermo, non ha né battuto le mani né cantato: non può entrare.” Scherzavano, ovvio.
(non vi capisco, è solo un negozio)
Eh, pazienza. Ma guarda che hai ragione: è solo un negozio. Ed è pure la parte meno importante dell’evento, il negozio. Per quanto riguarda la nottata: la rifarei.
(ci rinuncio: sei un caso perso)