Il senso della dicitura beta dopo Google
Leggo molte lamentele relative a Siri, utenti Android che paventano malfunzionamenti e down, persone che dicono “hey, ma non funziona come promesso”. Ed è vero: io non l’ho provato, ma è possibile che Siri abbia qualche problema. Soprattutto, è possibile che Siri non sia così evoluto come Apple vorrebbe che sia, ovvero che non capisca perfettamente la nostra lingua e tutto quello che gli si dice, se non detto chiaramente, nella maniera standard.
Lo sappiamo, e lo sa Apple, che Siri per ora è limitato a pochi compiti, non può dialogare con applicazioni di terze parti ma svolgere solo quelle cose predefinite e preimpostate da Apple. Siri è un passo in avanti, ma sicuramente c’è ancora molta strada da compiere.
Ma quello che a molti sfugge è che Siri è in beta. Ora, io lo so che è difficile da capire, perché è da tempo che un’azienda di nome Google ha svilito e vuotato di senso la dicitura beta lanciando prodotti che l’hanno mantenuta per anni, e mascherando dietro questa dicitura problemi e malfunzionamenti di ogni tipo.
Ma Apple non l’ha mai fatto. Non vi ha mai presentato un software come in beta per potersi automaticamente mettere in salvo nel caso non funzionasse a dovere, come promesso. Se Apple definisce qualcosa come in beta – e lo fa davvero raramente, se non mai – significa chiaramente questo: che al momento il prodotto non è concluso, che riconosce da sola che potrà avere problemi in determinate situazioni e dunque non garantisce, come in altri casi, un’esperienza d’uso da “It Just Works”.
Siri, per Apple, è in via di sviluppo. Deve essere migliorato, a volte sbaglia, a volte non funziona, altre volte non ci capisce. Apple ha ben in mente che Siri non rappresenta l’assistente virtuale definitivo e promesso. Quando sarà ultimato, Siri sarà molto diverso, e molto più potente, di quello che è attualmente. Per questa ragione, lo ha definito in beta.
Per Apple, in beta vuol dire “resta molto da fare perché sia perfetto e svolga tutto quello che vorremmo fosse in grado di fare, non è finito”. Per Google, “il prodotto è finito, ma se ha problemi è perché è in beta”.
Francesco (November 13, 2011)
Come non concordare? Con gmail ho avuto pochi problemi, ma quei pochi discolpavano con la dicitura beta. Sarei interessato a capire anche cosa cambia legalmente da un prodotto finito..
Francesco (November 14, 2011)
Ciao Philapple,
Mi piace il tuo blog e dato che hai fatto una scelta coraggiosa nel non pubblicare qualsiasi rumor di fantasia che passi per la rete credo che dovresti fare un un ulteriore passo in avanti ed evitare di riclclare se non proprio scopiazzare i post di John Gruber.
O sei vuoi farlo, e non sarebbe sbagliato dato che sono sempre di altissimo livello, sarebbe elegante citarne la fonte.
La sincerità premia sempre il mercato. Ce l’ha insegnato Steve.
Adriano Meis (November 14, 2011)
Per qualunque sviluppatore serio in beta vuol dire “troppo acerbo per il rilascio finale” per Apple è sempre stato così, per altre aziende purtroppo no e a quanto pare alla fine anche Cupertino si è dovuto abbassare a quel tipo di marketing da 4 soldi. Uno sviluppatore ( o in questo caso un azienda ) che rilascia un software dichiaratamente in fase beta non è serio, ma si dimostra più interessato a correre dietro al mercato che alla cura dei propri prodotti software.
Carolus (November 14, 2011)
Dunque Siri è in beta. Perché allora Apple lo ha inserito nella versione definitiva del suo telefono di punta? Mi duole dirlo ma, nel caso di Siri, tutte le giuste critiche rivolte a Google valgono anche per Apple. A dirla tutta anche altri prodotti hardware Apple erano delle specie di beta come il primo Macbook Air con i dischi da 4200 rpm.
Davi (November 14, 2011)
Premesso che io non ho mai provato Siri, ricordo che nel Keynote di presentazione dell’iPhone 4S, hanno spiegato cosa intendono per Beta:
– Saranno aggiunte funzionalità
– Saranno aggiunte lingue
non hanno detto che il prodotto è non del tutto funzionante.
Non ho letto di persone che si siano lamentate di come funziona.
(November 14, 2011)
Francesco,
Siccome leggo ed apprezzo Gruber, ma quando lo cito – ed è vero, succede spesso – lo faccio sempre esplicitamente, e siccome ho controllato ma non ho trovato nulla che parli di questa cosa fra i suoi recenti, mi linkeresti l’articolo che tu ritieni essere la fonte?
Ciao,
Filippo