Circolano già rumors sul prossimo Apple Watch. Mark Gurman, su 9to5mac, dice che potrebbe avere una fotocamera frontale (per videochiamate via FaceTime) ed essere più indipendente dall’iPhone — ad esempio riuscendosi a collegare direttamente al WiFi. La seconda cosa sarebbe bellissima, la prima del tutto superflua.

Al di la di questo — ho ricevuto il mio meno di una settimana fa, e chi ha voglia di parlare di rumors del prossimo Apple Watch quando il primo ancora non è in vendita in molti Apple Store? — l’unico rumors interessante è quello relativo alla data di lancio. Si parla di 2016, e quasi quasi spero si vada a metà 2016 se non oltre.

Il ciclo annuale di ricambio dei nostri device non è sostenibile per ogni prodotto. Ha senso per l’iPhone, contesterei che abbia senso per l’iPad, ma sono quasi convinto non abbia senso per un wearable. L’Apple Watch non vuole proporsi come mero gadget, la tecnologia interna è solo parte della motivazione dietro l’acquisto: componente altrettanto fondamentale è lo stile, il design; in altre parole l’orologio in quanto tale.

Apple vende l’Apple Watch paragonandolo agli orologi tradizionali, e offrendo modelli costosissimi. Se vuole che questa strategia abbia successo deve anche, a parer mio, staccarsi dal ciclo annuale di aggiornamenti — spesso un obbligo, più che una necessità. Per riuscire a proporre l’Apple Watch come un orologio deve anche riuscire a renderlo più duraturo del tempo. Non dico che non debba diventare obsoleto, ma che per lo meno non lo diventi nel giro di un anno.

Un aggiornamento all’OS, come quello in arrivo in autunno, potrebbe essere più che sufficiente, un buon modo per accontentare gli scontenti. Per l’Apple Watch con FaceTime invece possiamo aspettare.