Google Photos: Gmail per le foto
Con Google Photos (disponibile anche per iPhone), presentato ieri al Google I/O, Google vorrebbe fare alle foto ciò che ha fatto alle mail con Gmail: liberarci dall’ansia di stare finendo lo spazio, fornire un servizio che organizzi autonomamente la nostra collezione fotografica e ci aiuti a districarci in essa senza buttare via ore.
Il paragone con Gmail è di Bradley Horowitz, vice presidente di “Streams, Photos, e Sharing” a Google, ovvero a capo del nuovo Google Photos:
We aspire to do for photo management what Gmail did for email management. Gmail wasn’t the first email service. But it offered a different paradigm of how one managed one’s inbox. We want to do that for photo management: To give you enough storage so you can relax and not worry about how much photo bandwidth you’re consuming, and enough organizing power so you don’t have to think about the tedium of managing your digital gallery. It will happen for you transparently, in the background. I don’t think there’s another company on earth that can make that claim.
Google promette di archiviare e conservare qualsiasi foto, senza imporre limiti di spazio; al contrario la iCloud Photo Library offre solamente 5GB di spazio gratuito, una scelta abbastanza deludente dato che l’uso di iCloud è oramai essenziale per trarre pieno vantaggio da iOS. Essendo piuttosto scontento di qualsiasi soluzione abbia ad oggi provato (Carousel di Dropbox e iCloud Photo Library sono le due più recenti) penso darò a Google Photos una chance.
Oltretutto, Google Photos sfrutta machine learning per migliorare la libreria fotografica. Assistant suggerisce edit autonomamente, e possibili modi di organizzare le foto dell’ultimo viaggio. Negli ultimi anni, a causa dell’iPhone, la mia libreria si è appesantita di foto scattate senza pensarci, senza alcuna pretesa artistica ma con il solo scopo di immortalare il momento: organizzarle è un disastro, e se questa cosa di Google funziona potrebbe essere la soluzione che da tempo attendo. Google dovrebbe essere in grado di riconoscere il soggetto nelle foto, permettendo così di ricercarle rapidamente. Un po’ come Gmail ci ha liberato dalle cartelle, Google Photos potrebbe liberarci dagli album fotografici consegnandoci una libreria fotografica automaticamente organizzata.
Certo, c’è il solito problema della privacy — soprattutto dato che si tratta di Google. Steven Levy, che ha intervistato Horowitz in occasione del lancio, gli ha chiesto se proveranno ad utilizzare le informazioni raccolte in altri prodotti — o se Google Photos è un silos staccato dal resto. Al momento non c’è alcuna integrazione con altri servizi di Google, ma Horowitz non esclude la possibilità che in futuro questi dati possano venire sfruttati:
The information gleaned from analyzing these photos does not travel outside of this product — not today. But if I thought we could return immense value to the users based on this data I’m sure we would consider doing that. For instance, if it were possible for Google Photos to figure out that I have a Tesla, and Tesla wanted to alert me to a recall, that would be a service that we would consider offering, with appropriate controls and disclosure to the user. Google Now is a great example. When I’m late for a flight and I get a Google Now notification that my flight has been delayed I can chill out and take an extra hour, breathe deep.
Emanuele (June 22, 2015)
Tutti i servizi di Google sono nati con EULA completamente separate. Quando i servizi son diventati maturi, sono sempre confluiti sotto lo stesso ombrello. Dubito che Google Photos seguirà una strada diversa (alla fine racconta di noi tanto quanto la nostra casella email…).
Ciao,
Emanuele