Riguardo ad AdBlock ho un’opinione ambigua. Ne faccio un uso selettivo: quei siti che mi mettono della pubblicità come background della pagina e mi aprono ventisei popup per click possono stare certi che i miei occhi non incroceranno mai una loro pubblicità; non vedo però perché dovrei essere così stronzo da privare di possibili entrate, se non le uniche, quei siti (spesso di dimensioni ridotte) che mi trattano in maniera decente. Se un sito ha poca pubblicità, e inerente al contenuto, non la tolgo — a meno che non lo stia già supportando in un’altra maniera (molti offrono un’opzione per rimuoverla, previa iscrizione a un’abbonamento mensile; un sistema che sta sperimentando anche Google, con AdSense). Capisco chi rimuove la pubblicità per questioni legate alla privacy e raccolta dei dati personali, non capisco chi ha problemi con uno o due spazi pubblicitari (mi sembra un discorso simile al volere e pretendere che le applicazioni su iPhone siano tutte gratuite o, al massimo, non superino i 99 centesimi).
Comunque, non c’entra con la notizia: AdBlock Plus ha stretto un accordo con Microsoft, Google e Amazon per evitare che alcune loro pubblicità vengano filtrate dal sistema. Dopo aver fornito un’opzione per rimuovere la pubblicità, AdBlock Plus chiede soldi ai medesimi siti per ripristinare la loro pubblicità. Gruber parla di estorsione. Che l’opzione esista è di per sé vergognoso.