Project Ara (di Google) esiste e va avanti. E già la cosa mi stupisce (ogni volta che ne leggo, ogni volta che lo vedo menzionato, mi stupisco). Dal video (sopra) e dalla galleria fotografica di The Verge constato pure che lo smartphone che ne hanno tratto da questa idea — alquanto bislacca — è venuto fuori pure accettabile. Nel senso: a me l’idea di costruire uno smartphone a pezzi, una sorta di smartphone fatto coi lego, con componenti rimovibili e singolarmente sostituibili, mi (minimizzo molto) perplime. Però, loro l’hanno fatto comunque (e io mi stupisco). E tutto sommato sembra carino (a parte che i pezzi sembrano molto poco “fissi” al loro posto).

Andando verso la personalizzazione più estrema, ogni singolo componente può essere personalizzato con colori e pattern a scelta dall’utente (il video le racconta tutte queste ideone).

Lewis (January 16, 2015)

Ok, ma cos’è che ti perplime tanto?

Davide Metrangolo (January 16, 2015)

A parte il solito malefico correttore automatico che non conosce perline, ma perline sì (e a ‘sto punto ce lo spiegasse pure, cosa sono le perline…) 😉
A mio modesto parere è una minaccia per l’umanità anche solo per i pattern personalizzabili: con il “diffuso buon gusto” attuale, sai che mal di testa? (e ho tralasciato sintomi più spiacevoli :D).

(January 16, 2015)

L’idea di avere uno smartphone i cui componenti siano “aggiornabili” invece che l’intero arnese mi sembra bella in teoria (per l’ambiente, e risparmio soldi, nessuno critica), ma assurda. In pratica introduce a livello hardware gli stessi problemi di frammentazione che vede il software. Inoltre semplicemente non credo porti ad uno smartphone ideale: non ci sono scelte di “design”, ma semplicemente un array di opzioni che l’utente può selezionare (e l’utente saprà come combinarle correttamente? Cosa gli serve e cosa no?). Secondo me ne deriverà gran casino e confusione.

Inoltre, spinge molto — troppo — alla personalizzazione (vedi i tasselli con il pattern preferito).