È di pochi giorni fa l’annunciata chiusura di Google News in Spagna, a seguito di una nuova legge che costringerà Google a pagare una tassa per indicizzare gli articoli di un quotidiano. Un piccolo obolo per ogni articolo.

Ma Google News non ha alcuna pubblicità al suo interno (così da evitare le critiche che comunque gli sono state rivolte), è un aggregatore che riporta poche righe del testo originale (in linea i diritti di citazione che permettono anche a me di riprendere il paragrafo di un pezzo del New York Times) e il loro corrispettivo titolo, che a sua volta rimanda alla fonte originale. È insomma — come scrive Mantellini — una lunga lista di link e “una porcheria senza scusanti“.

Il perché lo dice Mantellini:

[La ragione per cui] L’attacco a Google News è una porcheria ributtante è che attaccare gli estratti, le citazioni, i link, trovando magari un giudice stupido che ti dà ragione come è accaduto in Spagna, è un attacco frontale non solo a Google ma anche all’architettura di rete e ai diritti dei cittadini. È un attacco proditorio e insensato modello bambino-acqua sporca, perché tutte le normative sul diritto d’autore proteggono il diritto di chiunque di estrarre un titolo o due righe da un testo per citarle ad altri, sia che questi siano liberamente disponibili sia che siano protetti da un paywall ad accesso milionario. E questo, per fortuna, da prima di Internet. Ed è un attacco al cuore stesso della rete perché coinvolge il diritto di collegare i propri scritti ed i propri pensieri in rete a quelli di qualcun altro senza dover chiedere permesso. […]

Da quando esiste Internet ogni tanto qualcuno prova a rendersi ridicolo invocando il proprio diritto a non essere linkato senza preventiva autorizzazione o, come nella variante iberica del delirio editoriale, previo pagamento di una somma per la citazione di due righe del prezioso testo: se rimaniamo dentro il microcosmo del contenzioso editoriale la faccenda la si potrebbe ricondurre al comparto psichiatrico delle liti temerarie. Ma così non è: la difesa strenua e a prescindere dei diritti editoriali nel caso di Google News mette in pericolo – seppur in maniera caricaturale – l’essenza stessa della libera espressione dei pensiero e la logica stessa della condivisione delle informazioni in rete.