Anne Applebaum su Slate, tradotta da Il Post:

Un tempo, sembrava che Internet fosse un posto adatto per un dialogo civile; ora, spazi di discussione libera degenerano in luoghi dove ci si insulta a vicenda. Che piaccia o no, è un problema: diversi studi hanno dimostrato che la percezione di un articolo, dell’autore di un certo articolo, o del suo contenuto, siano influenzati pesantemente dai commenti anonimi ad esso associati online, specialmente se sono duri. Un gruppo di ricercatori ha scoperto che i commenti sgarbati «non solo polarizzano i lettori, ma cambiano l’interpretazione di chi li legge nei confronti della notizia stessa»

Anne racconta poi di come certi governi (ad esempio, la Russia) paghino delle persone per confondere le idee ai visitatori di un sito:

Come hanno scoperto i giornalisti Peter Pomerantsev e Michael Weiss in uno studio sulle nuove tecniche di disinformazione, lo scopo dei troll russi è quello di «generare confusione attraverso la diffusione di teorie complottiste e la proliferazione di falsità». In un mondo in cui il giornalismo tradizionale è fragile e l’informazione è variegata, non è una cosa molto complicata da attuare.

In realtà questo blog ha recentemente invertito linea, re-introducendo i commenti. La qualità dei commenti varia molto in base alla comunità che un sito attira, alla dimensione di questa comunità (i quotidiani di minore importanza spesso ospitano discussioni più interessanti e sviluppate di quelli dominanti) e, ho idea, anche all’uso dei contenuti e commenti a cui il design del sito stesso invita (un buon design può influenzare la qualità dei commenti). Questo, e molta moderazione bloccando e cancellando senza timore tutto ciò che non aggiunge valore a una discussione, ma solo rumore (come MetaFilter dimostra). Tutto ciò che non si inserisce nella discussione, ma è un attacco o un urlo sconnesso.

È bene curare la sezione dei commenti, investirci tempo, perché questi influenzeranno la percezione che i visitatori hanno del nostro sito, e di quello che scriviamo. Meglio toglierli, piuttosto abbandonarli a se stessi.