Ho un Pebble da più di un mese. Non si è rivelato utilissimo e potrei farne facilmente a meno, però: mi piace. Mi piace più per quello che potrebbe fare, potenzialmente, che per quello che fa, effettivamente. Mi piace anche esteticamente[1. L’alternativa è il Pebble Steel, l’altro Pebble che viene venduto come il modello elegante. In realtà sembra una copia mal riuscita di un orologio classico. Brutto.], ma io sono quella persona che ha avuto una calcolatrice al polso per anni. Il problema dell’hardware per me non è estetico ma di qualità: non dà l’idea che ci sia stata cura nel mettere insieme i pezzi, che inoltre sembrano economici, e il risultato finale è un orologio che pare assemblato in un garage da dei ragazzi. Avete presente la sensazione che dà un prodotto Apple, di essere stato levigato con attenzione maniacale in ogni dettaglio? Bene, la sensazione opposta. E non è perché è di plastica.

La batteria dura meno del dichiarato, nel mio caso arriva a cinque giorni. Comunque, un buon risultato[2. Certo, se non avessi dovuto attendere l’arrivo di un altro cavo USB per caricarlo (l’originale era difettoso) sarebbe stato meglio]. Ha dei bottoni laterali (uno a sinistra, tre a destra) piuttosto duri da premere che servono a tutto; dal navigare nel menù all’utilizzare le applicazioni interne. Quello a sinistra è per tornare indietro, quelli a destra rispettivamente: i due laterali per spostarsi, quello centrale per selezionare. Lo schermo non è multi-touch, e per queste due ragioni — schermo e sistema di navigazione — l’orologio non è comodissimo da utilizzare. È lo stesso problema dell’iPod e della clickwheel — non so con quale soluzione se ne sarebbero potuti uscire ma so che hanno optato per dei bottoni, ovvero per la soluzione più pigra.

Lo schermo — estremamente sensibile ai graffi — è in bianco e nero, retroilluminato. Scuotendo il polso, in maniera vigorosa, si attiva la retroilluminazione. Con lo stesso movimento per nulla naturale e piuttosto stancante dovrebbe essere possibile, in futuro, eliminare la notifica più recente. L’orologio si collega all’iPhone con bluetooth e riceve i dati da esso. La schermata iniziale del Pebble è ovviamente l’orologio, data e ora; da lì premendo il bottone centrale si passa al menù (con le applicazioni), mentre premendo i due laterali si cambia watchface. Watchface significa “grafica dell’orologio“, ovvero il modo in cui l’ora viene mostrata. Gli utenti ne hanno create tantissime, e a volte ho la sensazione che sia stata data troppa importanza a queste. Divertenti, per nulla utili. Sono una distrazione: un po’ come gli utenti Android si divertono a cambiare la grafica del loro telefono, chi ha un Pebble ha opzioni illimitate per visualizzare l’ora: analogica, digitale, con Super Mario sullo sfondo, o — perché no — pure con Steve Jobs. I due bottoni laterali permettono — dalla schermata iniziale — di passare da una grafica all’altra, da una watchface all’altra. Rapido, facile. Per aprire un’applicazione, invece, prima occorre premere il bottone centrale per andare al menù, poi scorrere la lista delle applicazioni e per concludere premere di nuovo quello centrale, per finalmente aprirne una. Eppure una volta che ho scelto la grafica del mio orologio, probabilmente la terrò così per diverso tempo: sarebbe più comodo se i bottoni laterali scorressero le applicazioni, invece delle watchface, e offrissero un accesso rapido a queste. Se lo smartwatch non si rivela più veloce del telefono, allora tanto vale usarlo.

Scopo principale del Pebble è ricevere le notifiche, e per quelle funziona egregiamente. In tutti i casi il Pebble segnala un evento vibrando, senza emettere alcun suono[3. Io penso che un bip leggero — di nuovo, stile orologi Casio — avrebbero potuto offrirlo]. I messaggi vengono mostrati con mittente e anteprima degli stessi, e spesso contengono quadrati vuoti dato che il Pebble non supporta le emoji (assurdo)[4. Aggiungo: sarebbe carino se venisse segnalata la presenza di una immagine, al momento si limitano a non visualizzarla. Basterebbe ci fosse un’icona che indicasse che il messaggio contiene un’immagine]. Le stock app sono tre watchface che sarebbe piacevole poter rimuovere, un’applicazione per comandare la musica (cambiare canzone, mettere in pausa, ma non modificare il volume per qualche ridicolo motivo), una che funziona da archivio delle notifiche più recenti (per rileggerle) e una sveglia. L’utente può installarne fino a un massimo di 8, prima di finire la memoria del Pebble. Non molte. Queste non possono essere troppo pesanti e quindi richiedono nel 90% dei casi una connessione al telefono per funzionare. Nei momento in cui non l’avete con voi il Pebble è essenzialmente un orologio. Ci sono limiti fastidiosi, come il numero massimo di 8 applicazioni, lo storage interno molto ridicolo (1024KB) e l’assenza del multitasking più blando. Per capirci: se uscite dall’applicazione per i timer, i timer si bloccano. Uguale se uscite dal contapassi: ciò rende impossibile l’utilizzo del Pebble come Fitbit, nonostante possieda l’hardware necessario. Un’applicazione (Morpheuz) offre anche una sveglia intelligente stile Jawbone UP, ma di nuovo occorre lasciarla aperta tutta notte. Un vero peccato, dato che avrebbero potuto essere dei buoni punti di vendita.

Pebble Cards

La gestione del Pebble avviene da iOS, con un’apposita applicazione — lenta e, sospetto, non nativa — dalla quale si configura e si ha poi accesso all’App Store. Ho utilizzato:

  • L’applicazione di Foursquare, che rende facile e immediato effettuare un check-in.
  • Mentre ero a Londra quella della TFL, fornisce a ogni fermata del bus il tempo di attesa e i mezzi in arrivo.
  • Multi Timer, utile mentre si cucina — per impostare svariati timer.
  • Pebble Cards, affianca all’ora piccoli pezzi di informazione, come meteo e notizie.
  • Authenticator, genera i codici temporanei per l’accesso a Gmail, Dropbox e gli altri servizi che offrono l’autenticazione in due passaggi.
  • Un client di Twitter, Twebble, dal quale leggere la timeline e comporre tweet (con i tre bottoni!)

Di utile, ricapitolando: Foursquare, Timer, Authenticator, notifiche. Ci sono anche svariati giochi, ovviamente semplici come quelli del Nokia di vent’anni fa (snake). Il mio preferito è un clone di Flappy Bird, addirittura più frustrante dell’originale. Mi piacerebbe ci fosse un’applicazione per Simplenote o capace di accedere alla mia cartella di Dropbox con le note testuali (in .txt), in modo da poterle scorrere rapidamente. Mi piacerebbe che Trenitalia avesse un’applicazione — come è stata fatta per le ferrovie inglesi — che mi informasse sui treni in partenza da una stazione e sul binario in cui si trovano. Mi piacerebbe ci fosse l’integrazione con IFTTT di cui si era parlato ai tempi della campagna su Kickstarter, ma di cui non si è saputo più nulla[5. Ad esempio: se premi bottone centrale fai x, se premi bottone in basso fai y, etc…].

Pebble Authenticator Bottoni Pebble

Ci sono applicazioni che richiedono a loro volta applicazioni per funzionare. È il caso di PebbleCam, che se avviata su iPhone e orologio permette di scattare foto con il primo dal secondo, o di PebbleGPS, che mostra una mappa in bianco e nero molto vaga e le direzioni; non è perfetta ma può essere utile in bici. Fra le più popolari c’è Smartwatch+, che permette — fra le altre cose — di visualizzare il calendario di iOS sull’orologio. Purtroppo il difetto di queste è legato alla natura del multitasking di iOS: le applicazioni restano aperte (su iOS), in background, per solo un’ora prima di venire chiuse, quindi la loro controparte su Pebble smetterà presto di ricevere dati. Spesso vi sarà necessario avviarle di nuovo dal telefono per poterle usare: già che ce l’avete in mano tanto vale che usiate direttamente questo.

È un po’ complesso. È da geek. Non serve a molto. Però mi piace. Prima che l’iPhone esistesse, io ero un grande fan del mio Zire. Lo Zire era un palmare di Palm — il modello più economico. Non è che potesse fare molto, e non è che infatti ci facessi molto, a parte tenere un calendario e scrivere appunti. Quel palmare non poteva collegarsi a Internet, l’App Store era un negozio fisico (nel senso che l’applicazione stava dentro una scatola in un negozio: bisognava uscire di casa) ed era molto frustrante anche solo inviare una mail. Comprai una scheda WiFi esterna affinché avesse il WiFi, ma non fu mai molto utile a causa dello stato del browser interno. Ricevere le mail era un casino. Nonostante gli usi fossero limitati, se ne intravedevano le potenzialità. Ed erano più queste a farmi piacere l’oggetto che le sue capacità effettive. Lo so che è strano, ma è così: avevo quel palmare, e pensavo alle cose che avrei potuto farci se qualcuno ne avesse fatta una versione più intelligente. Poi un giorno arrivò Apple che con l’iPhone realizzò quel palmare che avrei voluto lo Zire fosse. In un giorno, risolse tutti i limiti e lo liberò dalle complessità.

Questo smartwatch è un po’ come quel palmare. Io credo che le persone dietro al Pebble abbiano avuto delle intuizioni ma al tempo stesso non abbiano curato i dettagli. Questo smartwatch è smart nella stessa misura in cui lo erano gli smartphone prima dell’iPhone. È un prodotto per geek, disegnato da geek e che funziona in modo un po’ geek. Ma ci sono casi in cui si è rivelato utile, e per questo credo che uno smartwatch progettato correttamente anche nei dettagli abbia un senso.

Pebble costa $150 (circa 110 euro), si compra dal sito ufficiale.