Com’è che ci annoiamo, nonostante Internet?

Com’è possibile annoiarsi nonostante Google e un accesso illimitato all’informazione come quello che abbiamo oggi, è la domanda a cui sostanzialmente prova a dare risposta un articolo di Aeon Magazine legando fra loro due concetti: quello di informazione e quello del significato che traiamo da essa.

Internet dà accesso all’informazione, che tuttavia è il materiale più grezzo attraverso il quale giungiamo a un significato: uno stream di fatti e opinioni, di cose sensate e insensate, nel quale possiamo andare a pescare per trovare qualcosa di più grande. Non si tratta solo di filtrare il rumore dal segnale, ma con pazienza, tempo e capacità trasformarlo in qualcosa di meglio: in conoscenza dotata di un significato.

La conoscenza inizia ad avere senso quando iniziamo a stabilire delle connessioni, a trarre storie da essa, storie attraverso le quali diamo un senso al mondo e alla nostra posizione in esso. È la differenza fra il memorizzare l’orario dei bus di una città che non visiterai mai e utilizzare quell’orario per esplorare la città in cui sei appena arrivato. Quando seguiamo le connessioni — quando permettiamo alla conoscenza di portarci da qualche parte, accettando il rischio che questo punto d’arrivo cambi lungo il tragitto — questa può dare la nascita a un “significato”.

Se c’è un antidoto alla noia, questo non è l’informazione fine a se stessa ma il significato — che da quando c’è internet in alcuni casi è diventato ancora più difficile da trarre. Perché l’informazione è intrattenimento, a meno che non si vada oltre essa e la si elevi. Perché la ricerca di un significato non richiede solo lo stimolo dato dall’informazione ma anche un impegno nel trovare e costruire dei collegamenti:

Internet è un aiuto incredibile nella ricerca di connessioni che portino un significato. Ma se le radici della noia risiedono nella mancanza di significato, piuttosto che in una mancanza di stimoli, e se esiste un sottile, variegato processo attraverso il quale l’informazione può essere elevata a significato, il flusso costante di informazione a cui stiamo diventando abituati non può aiutarci a portare in atto questo compito. Al massimo, può permetterci di distrarci posticipandolo con un loop infinito di click.

In altre parole, sarebbe necessario “staccarsi” da Internet e dal flusso costante di informazione per riuscire a trovare un significato più profondo della mera acquisizione di essa. “Spegni la macchina, non per sempre, non perché ci sia nulla di cattivo in essa, ma per riconoscere il limite: c’è solo una certa quantità di informazione che siamo in grado di sopportare, e non possiamo andare a pescare nel ruscello [internet] se vi stiamo affogando“.