Cinque cose.

(Da vedere: il video dell’annuncio in cinque minuti, grazie a The Verge)


La prima, non è un telefono Facebook, idea che non avrebbe avuto senso ma che da un anno rimbalzava sulla stampa. Come ha ben spiegato Zuckerberg a WIRED:

If we did build a phone, we’d only reach 1 or 2 percent of our users. That doesn’t do anything awesome for us. We wanted to turn as many phones as possible into “Facebook phones.” That’s what Facebook Home is.

La due, il problema del mettere gli amici al centro dell’OS è che può venire fuori che i suddetti amici non sono poi così interessanti. Twitter questo problema non ce l’ha perché è stato creato per seguire gli interessi, non per seguire gli amici. Mentre Facebook gli amici li sopravvaluta e, soprattutto, li accumula: mischia quelli che abbiamo adesso a quelli di dieci anni fa. Di quest’ultimi può essere carino sapere cosa fanno e come stanno nel momento in cui gli si chiede l’amicizia, ma non vuoi ritrovarti i loro update all’accensione del telefono, tutti i giorni, ad ogni ora. Shawn Blanc su Twitter:

All my Facebook Home Cover Feed shows is blurry pictures of hamburgers and closeups of babies I don’t know.

La tre, non è una buona notizia per Google. Android si rivela utile a tutti meno che a lei. Se poi adesso Facebook riesce a infilarsi nel suo OS sostituendo le funzioni sociali di Google con le proprie, finisce che non gli torna neppure più utile come ponte verso i suoi servizi.

La quattro, è la solita quando si parla di Facebook: privacy. Ne ha scritto Om Malik su GigaOM:

The phone’s GPS can send constant information back to the Facebook servers, telling it your whereabouts at any time. So if your phone doesn’t move from a single location between the hours of 10 p.m. and 6 a.m. for say a week or so, Facebook can quickly deduce the location of your home.

La cinque, per animazioni/grafica è forse la cosa migliore vista su Android ad oggi. Sfruttando appieno l’apertura di Android (una cosa così, su iOS, è impossibile).