pointerNon si tratta solo di scrittura

Settimana scorsa l’Atlantic ha chiesto al giornalista Nate Thayer di poter pubblicare un suo pezzo gratuitamente. La faccenda è stata molto dibattuta in rete, attirando opinioni e contributi da diversi giornalisti e esperti del settore (se avete tempo e interesse per il tema vi invito a leggere la discussione nata su Branch): se l’Atlantic non avrebbe semplicemente potuto fare un cross-posting (ovvero riprendere parte dell’articolo, pratica che non richiede alcun costo, e rimandare il lettore alla fonte originaria per una lettura completa), se sia accettabile che una testata chieda a un giornalista di scrivere pezzi gratuitamente pagando solo in visibilità, e — questione più importante di tutte — se semplicemente non sia anacronistico aspettarsi che il lavoro del freelance sia e possa essere lo stesso di un tempo (“The economics of writing have changed”scrive Mathew Ingram su PaidContent).

Fra i contributi che si focalizzano sull’ultimo punto c’è quello di Felix Salmon di Reuters, che spiega bene come sono cambiate le cose e perché essere un giornalista freelance “in rete” non può più significare scrivere un pezzo e basta, ma occorra fare molto di più:

The fact is that freelancing only really works in a medium where there’s a lot of clear distribution of labor: where writers write, and editors edit, and art directors art direct, and so on. Most websites don’t work like that, and are therefore difficult places to incorporate freelance content. […] The lesson here, then, is not that digital journalism doesn’t pay. It does pay, and often it pays better than print journalism. Rather, the lesson is that if you want to earn money in digital journalism, you’re probably going to have to get a full-time job somewhere. Lots of people write content online; most of them aren’t even journalists, and as Arianna Huffington says, “self-expression is the new entertainment”. Digital journalism isn’t really about writing, any more — not in the manner that freelance print journalists understand it, anyway. Instead, it’s more about reading, and aggregating, and working in teams; doing all the work that used to happen in old print-magazine offices, but doing it on a vastly compressed timescale.