Charlie Warzel:

Il problema: “Move fast and break things” funziona solo quando le “cose” sono pezzi di software. Funziona un po meno — e pone dei rischi — quando le “cose” sono persone.

Uber, come Airbnb, TaskRabbit, Instacart, e altre applicazioni della “sharing economy” sono parte di quello che Jan Dawson ha definito “digital layer”: servizi che funzionano e sono resi possibili dalla tecnologia, ma esistono principalmente nel mondo reale. Confezionata sotto forma di applicazione, la tecnologia di Uber si è rivelata disruptiva. Ma definire Uber come una semplice applicazione non farebbe un buon servizio. […]

Il mondo fisico opera in tempi differenti (leggi: molto più lenti) rispetto al mondo della tecnologia e delle startup. Il mondo fisico è pieno di logistica, regole, battaglie regolatori e, più importante, persone. Chiedete direttamente a Uber: rivoluzionare un settore che opera principalmente fuori dal web è terribilmente costoso, e un’impresa che richiede molto tempo. Questa è la ragione per cui Uber è diventata esperta nelle regolamentazioni di circa 50 città.