Internet.org è un progetto nato per offrire accesso gratuito a internet in quei Paesi in cui internet non è particolarmente diffuso. È stato lanciato l’altro ieri, il 31 Luglio, in Zambia sotto l’operatore Airtel.
Dietro a Internet.org c’è Facebook, che si sobbarcherà dei costi di connessione. Ma qui sorge anche il problema: quello che i cittadini ottengono non è internet, ma una fetta di internet. Ovviamente: offrire accesso gratuito illimitato non sarebbe praticabile. Ma il problema è che quella piccola fetta di internet include non solo Wikipedia (e altri servizi non a scopo di lucro, che potranno tornare a loro utili), ma anche e soprattutto Facebook.
Quella che in Zambia conosceranno (molti per la prima volta) non è la rete aperta e neutrale che usiamo noi, ma la rete che una società — con un’iniziativa presentata sotto il nome di Internet.org — ha deciso loro di offrire. Una rete chiusa e monopolizzata da un grande leader del settore.
È chiedere troppo eliminare Facebook dall’offerta? Eppure Orange alcuni anni fa lanciò un’iniziativa simile — limitandosi però ad offrire Wikipedia. Scrive Massimo Mantellini:
Qualche anno fa Orange decise di offrire la consultazione gratuita di Wikipedia per i propri utenti di telefonia mobile in alcuni Paesi africani. Era una bella idea, un po’ paracula ma bella: aggiungeva un servizio al proprio pacchetto commerciale per invogliare i clienti a stipulare un contratto, apriva un piccolo spiraglio verso Internet senza travolgere tutti con la retorica dei diritti naturali e delle prerogative della cultura digitale. Contemporaneamente segnalava l’esistenza di un mondo ad una popolazione che in buona parte non lo conosceva.
Internet.org non è così: è una scelta anticompetitiva di una società che, a suo tempo, ha sfruttato a proprio vantaggio la rete neutrale per far valere il proprio talento raccogliendone grandi e meritati successi