Hoefler & Co. permette — con un trucco — di installare sui device con iOS 7 tutti i loro font di cui possedete la licenza.

Il TED Talk di Matthew Carter, il creatore di Georgia e Verdana.

Typekit Practice è una nuova risorsa per chiunque voglia imparare qualcosa di tipografia. Offre una serie di articoli che permettono di migliorare le proprie conoscenze sull’argomento, una lista di raccomandazioni di libri da leggere e, in conclusione, dei consigli pratici organizzati in piccole lezioni — da come abbinare i font in maniera piacevole, a come applicare correttamente delle ombre con text-shadow.

Un piccolo documentario su Jonathan Hoefler e Tobias Frere-Jones, creatori di alcune delle typeface più popolari e apprezzate in circolazione (due: Whitney e Gotham). Appena pubblicato, ovviamente è stato realizzato prima della causa che Frere-Jones ha intentato contro il primo lo scorso Gennaio.

Riccardo Mori è dovuto “andare alla ricerca” di un carattere tipografico per un cliente; si è ritrovato a confrontarne tanti fra loro simili (ad occhi inesperti), ma con ampie differenze di prezzo (e non necessariamente di qualità). Le riflessioni che ha scritto a riguardo sono molto interessanti:

Assessing the quality of a typeface is not as immediate a process as, say, assessing the build quality of a watch or a smartphone. Some people have learnt to discard ugly free fonts, where the lack of quality is apparent, but once they move to ‘nice-looking fonts’, everything is a blur.

A riguardo: sul blog di Shawn Blanc c’è un elenco di alcuni bei caratteri tipografici nati nel 2013.

Smart Quotes for Smart People è nato in occasione della giornata nazionale della punteggiatura, che è appunto oggi (se non altro negli USA). Scopo del sito è che il visitatore lo abbandoni sapendo la differenza fra smart quotes e "dumb quotes", e usi le prime di conseguenza:

“Smart quotes,” the correct quotation marks and apostrophes, are curly or sloped. "Dumb quotes", or straight quotes, are a vestigal constraint from typewriters when using one key for two different marks helped save space on a keyboard.

Sullo stesso tema: Quotes & Accents (& Dashes), di Jessica Hische e un capitolo dell’ottimo libro sulla tipografia di Matthew Butterick.

In The Secret Life of Punctuation l’autrice Keith Houston racconta com’è nato l’hastag e altri simboli di punteggiatura che oggi utilizziamo nello scrivere, e su Internet dandogli un nuovo significato. Da un breve estratto apparso sul New Yorker:

The story of the hashtag begins sometime around the fourteenth century, with the introduction of the Latin abbreviation “lb,” for the Roman term libra pondo, or “pound weight.” Like many standard abbreviations of that period, “lb” was written with the addition of a horizontal bar, known as a tittle, or tilde. And though printers commonly cast this barred abbreviation as a single character, it was the rushed pens of scribes that eventually produced the symbol’s modern form: hurriedly dashed off again and again, the barred “lb” mutated into the abstract #.

Una pagina web che insegna a distinguere il male dal bene.

Dan Mall, per il blog di Typekit, dà alcuni consigli di tipografia concentrandosi sulle lettere:

When modifying letterforms, it’s safer to modify the bottom than the top in order to preserve legibility. The shape of a word—which we’ll get into in just a minute—is generally more unique at the top because there’s more variation in ascenders and majuscules; keeping the top intact preserves that uniqueness. Notice that all of these great pieces of lettering have most of the ornamentation and variation at the bottom rather than the top.

OpenType vi insegna come pronunciare correttamente Helvetica Neue, e altre fra le più popolari famiglie tipografiche.

Non è colpa sua: è colpa di chi lo usa inappropriatamente (come ci aveva scritto lui stesso in una lettera). Finito il video, non dimenticatevi di seguire l’autore del vostro font preferito su Twitter.

Semplice, chiara (e ovviamente poco approfondita, essendo un’introduzione) guida alla tipografia di Will Ryan. Finita quella, passate al post in cui Zolani Stewart spiega i vari modi in cui possono essere classificati i caratteri tipografici con grazie (Serif).

When talking about the Jonas Brothers’ hot new jam, you don’t say, “I love that .MP3”, you say “I love that song.” Typeface is to font as song is to digital audio file. Easy, right?

Questa è per voi uomini tristi, infelici, uomini che togliete la gioia alla vita, che preferite il minimalismo di Helvetica all’ilarità del Comic Sans. Uomini sempre seri, che mai vi fate scappare un sorriso, che non vi rallegra la vista di un cartello ‘Attenzione!’ scritto in Comic Sans. Uomini astiosi che mai usate questo fantastico, vincente, esuberante e divertente font perché credete sia stupido, patetico immaturo, mal fatto.

Questo è proprio per te, che hai storto la bocca, e con sguardo perplesso ti domandi che ci sia di bello nel Comic Sans, un font popolare ed amato dalla gente per bene. Beh, indovina un po’, Steve Jobs in erba, Picasso della tipografia? Il Comic Sans si è stufato delle tue lamentele ed ha deciso di scriverti tramite McSweeney’s:

People love me. Why? Because I’m fun. I’m the life of the party. I bring levity to any situation. Need to soften the blow of a harsh message about restroom etiquette? SLAM. There I am. Need to spice up the directions to your graduation party? WHAM. There again. Need to convey your fun-loving, approachable nature on your business’ website? SMACK. Like daffodils in motherfucking spring.

Like daffodils in motherfucking spring. Tradurlo non ne vale la pena, rende meglio in inglese: leggetelo per intero su McSweeney’s.