‘Un secondo tablet’
“Se non avete un tablet, questo [Kindle Fire] è il migliore che potrete trovare a quel prezzo. Se già avete un iPad, questo potrebbe finire con l’essere un eccellente secondo tablet.”
Cult of Mac, qual è il tuo problema?
“Se non avete un tablet, questo [Kindle Fire] è il migliore che potrete trovare a quel prezzo. Se già avete un iPad, questo potrebbe finire con l’essere un eccellente secondo tablet.”
Cult of Mac, qual è il tuo problema?
Il nuovo tablet di Amazon non è altro che Amazon stesso, ma allo stato solido e portatile. E’ un insieme di libri, film, musica e riviste. E’ sostanzialmente lo store di Amazon, reso accessibile a portata di palmo e disponibile ovunque. Per quelli che sono abbonati a Amazon Prime rappresenta un ottimo affare: streaming gratuito di più di 10,000 film e telefilm.
La gente si lamenta che l’iPad non riesca a rimpiazzare un computer in maniera soddisfacente, il Kindle Fire nemmeno ci prova. Certo ci sono le applicazioni anche su questo tablet ma l’enfasi che Amazon dà a loro è molto ridotta e si vede che quello su cui punta è tutt’altro: i contenuti che è in grado di fornirvi attraverso questo nuovo canale. È un ottimo prodotto, venduto ad un prezzo conveniente: 199 dollari. Per l’uso che faccio dell’iPad, sostanzialmente leggere riviste, consultare giornali, inviare mail e navigare in rete, vivessi in America avrei dei dubbi fra quale dei due scegliere. Poi sceglierei comunque l’iPad, ma dei dubbi ce li avrei.
Ma non vivo in America. E il Fire, in Italia, è sostanzialmente inutile. Appunto perché il Fire è soprattutto i contenuti di Amazon e i contenuti di Amazon.it non sono molti. A parte i libri cartacei e gli oggetti fisici, si intende.
Il tablet di Amazon è recentemente divenuto uno degli argomenti più discussi della settimana, fra speculazioni ed ipotesi su come potrebbe essere. Io non so come sarà il tablet di Amazon, e quanto sto per dire è frutto solo di idee e riflessioni personali, ma ritengo che il suddetto tablet, per avere successo, dovrebbe essere quanto più possibile simile al Kindle. Dal mio punto di vista il Kindle è uno strumento utilissimo non reso affatto obsoleto dall’iPad. Purtroppo in Italia è poco diffuso, ma la sua diffusione è limitata soprattutto da due fattori: Amazon non vende ebook italiani sul suo store (almeno per ora: Mondadori dovrebbe a breve fare il suo ingresso) e il Kindle bisogna ordinarlo dall’America, con spese di dogana conseguenti.
Io, che ho acquistato un Kindle 2 due anni fa, non ho smesso di utilizzarlo con l’acquisto di un iPad. L’iPad va bene per leggere, ma leggere è solo una delle tante cose che vi consente di fare. Non è uno strumento nato per la lettura, il Kindle sì invece. E se voi leggete tanto, siete dei lettori, un iPad non vi può bastare. Il target del Kindle è più di “nicchia”: è uno strumento per la gente che legge, non per la gente che vuole navigare in rete, inviare mail, giocare e, in più, anche leggere. E per me Amazon deve continuare a lavorare su questo target.
Il vantaggio del Kindle risiede in buona parte nello schermo e-ink, che permette la lettura in qualsiasi situazione (anche in una giornata di sole, all’aperto) e consente all’oggetto di avere una durata della batteria a cui l’iPad non può aspirare, a causa del suo schermo Multi-Touch. Guardando la questione da un’altro punto di vista, però, lo schermo e-ink è anche la causa dei suoi problemi: non permette all’utente l’uso di applicazioni come quelle dell’iPad e impedisce la fruizione di contenuti multimediali (filmati, ma anche giochi). Ma, appunto, il target del tablet di Amazon dovrebbe essere diverso da quello dell’iPad. Non un device multimediale, ma un device per la lettura.
Io credo, un po’ come Dan Provost e altri, che non avrebbe senso per Amazon fare un tablet con Android. Perché, così facendo, si mischierebbe con la massa degli altri tablet che, beh, non hanno avuto un gran successo. Diventerebbe uno dei tanti tablet in circolazione. Un iPad lo si distingue subito dal resto dell’offerta, perché ha un OS proprio e non ha in giro venti versioni differenti di se stesso. I tablet Android invece sì: non credo che Amazon dovrebbe seguire questa strada. Amazon dovrebbe distinguersi. Quello che avrebbe senso fare sarebbe un device che sia una via di mezzo fra un tablet e un reader, un tablet che offra quello che già offre il Kindle, più altro.
Dove per altro intendo uno schermo e-ink a colori, dove per a colori intendo non uno schermo stile iPad – impossibile, del resto, con un e-ink – ma tipo carta stampata a colori. Dove le applicazioni offerte siano solo applicazioni relative alla lettura. Instapaper, Flipboard più quelle delle riviste e dei quotidiani. E che sia anche touch-screen così che la tastiera fisica, da me personalmente ritenuta scomoda, oltre che mai utilizzata, se ne vada. E al contempo abbia tutti i vantaggi che il Kindle ha già oggi: una batteria dalla durata eccezionale, un prezzo ridotto e una connettività gratuita sempre presente.
Insomma, quello che Amazon dovrebbe fare è uno strumento per la lettura. Già l’ha fatto: ora dovrebbe solo migliorarlo.
Il tablet di Amazon non sarebbe in alcun modo un “iPad Killer.” Non riprodurrebbe video e non offrirebbe contenuti graficamente complessi. Questo non è lo scopo, infatti. Lo scopo è fornire un fantastico device per la lettura, per ogni tipo di lettura, non solo libri. E creerebbe così un’alternativa interessante per le persone che usano l’iPad principalmente per leggere. E immagino anche che molte persone sarebbero soddisfatte di comprare il nuovo Kindle affiancandolo all’iPad, come molte già fanno con l’attuale Kindle. – Dan Provost
L’impressione generale che più o meno tutti abbiamo avuto, guardando lo Xoom, il PlayBook o altri tablet che dovrebbero fare da concorrenti all’iPad, è che siano un primo tentativo delle aziende che li producono di realizzare un tablet ma che a questi manchino molte funzioni e che molte di quelle presenti non vadano poi tanto bene. Ciò probabilmente è dovuto alla fretta di rilasciare sul mercato un’alternativa all’iPad, ed infatti le medesime aziende hanno più volte ricordato che miglioreranno i propri tablet col passare del tempo attraverso updates che correggeranno eventuali errori e abiliteranno cose nuove.
La scorsa settimana Apple ha rilasciato un aggiornamento di iOS, aggiornamento che ha risolto e chiuso definitivamente il Location Gate correggendo il bug che aveva sollevato tanto clamore presso la stampa. Apple, come si può notare, è stata molto efficiente: gli ci sono volute solo due settimane per correggere il bug e rilasciare un aggiornamento che fosse usufruibile da tutti gli utenti dei suoi dispositivi. Il sistema si è dimostrato efficiente soprattutto perché è centralizzato: Apple sa di quali device deve prendersi cura e rilascia degli update mirati a migliorarli. L’utente, inoltre, sa che collegando il proprio iPhone al computer potrà gestire ogni aspetto del device, ed eventualmente aggiornarlo.
If you’re serious about software, you should make your own hardware. (Steve Jobs)
Google, al contrario, non è riuscita a fare altrettanto: è probabile che passeranno dei mesi prima che un aggiornamento per Android veda la luce ed è ancor più probabile che quando questo verrà rilasciato gli utenti non avranno un modo standardizzato e chiaro per accorgersene. Il problema può essere sia di Google che non è stata in grado di fornire un “centro” da cui gestire il proprio telefono ma è anche congeniale ad Android stesso, che frammentandosi su più dispositivi ne rende molto difficile la realizzazione.
Ma tornando ai tablet, Jonas Wisser scriveva l’altro giorno, riguardo ad Android che “non c’è coerenza nell’esperienza e non c’è nemmeno coerenza nel ciclo degli aggiornamenti.” Se questo può in parte venire tollerato nel mercato degli smartphone – perché prima del lancio dell’iPhone nessuno era abituato a ricevere aggiornamenti al proprio telefono – lo è di meno in quello dei tablet, dove la gente se li aspetta. Justin Williams, un programmatore di iOS, ha un suggerimento per le aziende che vogliono sconfiggere l’iPad:
Per riuscire a scalfire la posizione dominante di Apple Google, Microsoft, Blackberry e HP devono concentrarsi meno sulle specifiche tecniche o sull’apertura della loro piattaforma e di più sul riuscire a fornire ai propri utenti degli update regolari dell’OS che stanno utilizzano. Le specifiche tecniche sono come il porno per i blog tecnici, ma il software e una grande disponibilità di applicazioni è ciò che fa vendere i tablet.
I punti chiave, in quest’ottica, secondo me sono tre.
Il primo è quello della centralizzazione, del riuscire a realizzare un centro di controllo dal quale gestire ed organizzare l’OS, e tutto questo discorso può essere riassunto e riportato al solito discorso, che oramai vi sarà venuto a noia, ovvero alla costruzione di un ecosistema che ruoti attorno al prodotto.
Il secondo è relativo alla cultura delle aziende che si sono immesse nel mercato, è relativo a Microsoft, BlackBerry e HP e al modo in cui fino a ieri hanno operato. Queste pare che abbiano a cuore solamente i “possibili acquirenti” dei loro prodotti: una volta che i prodotti li hanno venduti abbandonano quelli che sono così diventati “i loro utenti” a se stessi, fornendogli un’assistenza scarsa e pochissimi servizi. Apple al contrario continua a fornire costanti update e a investire sui suoi utenti. Queste aziende, dunque, devono imparare a “viziare” i loro utenti, a fornirgli assistenza e dei servizi validi anche se i soldi li hanno già presi.
Il terzo riguarda gli “evangelist” di Android, che sembrano non aver capito come funzionano i nuovi device, sia l’iPhone che l’iPad. Non hanno ancora capito che alla gente, quella comune, quella che alla fine le cose le compra e spende i soldi, non gliene frega nulla della (supposta) apertura del loro OS. Quel che gli interessa è che l’OS funzioni, e bene. Che poi questo abbia un’entrata USB o altri gingilli tecnici, che abbia tutte quelle cose che tanto li fanno eccitare o che sia aperto beh, che si rassegnino: sono cose che non interessano e che sicuramente non guidano le vendite.