The key to good writing is not that magical glass of Bordeaux, the right kind of tobacco or that groovy background music. The key is focus. What you need to write well is a spartan setting that allows you to fully concentrate on your text and nothing but your text. Many professional writers use SimpleText or Textedit because these are the only writing programs that are totally distraction free. But text editors are not perfect. That’s why we made Writer.
Scrivere sull’iPad: è una cosa che vi sarà capitata di dover fare, se curate un blog. È anche una cosa che a me non è risultata tanto semplice. Un problema di software o di hardware? Ero convinto di hardware, ma ho scoperto che anche il software giocava il suo (importante) ruolo.
Fino a ieri utilizzavo Pages, di Apple, per scrivere i miei testi. Poi ho scoperto un’applicazione semplicemente perfetta per la scrittura, un’applicazione chiara, ridotta all’osso, appena nata, che promette di diventare l’editor di testi vincente e definitivo. È stata creata con un obiettivo, tenendo sempre presente che “quello che serve a una persona, per scrivere bene, è la concentrazione”. E per questa ragione nella realizzazione di questo software i suoi creatori hanno tentato di eliminare tutto ciò che risultava superfluo. Il software si chiama Writer, è stato pubblicato ieri, l’hanno creato quelli di Information Architects, costa circa 4 dollari e dovreste proprio scaricarlo. Vediamo perché.
L’interfaccia
E’ minimale, tutto quanto non è strettamente indispensabile per la scrittura è stato eliminato. Del resto io voglio scrivere e per farlo non mi servono tutte le opzioni di Pages, e nemmeno mi servono tutti gli strumenti che offre. Quel che mi serve è un programma che mi faccia scrivere, punto e basta. E Writer fa proprio questo: vi permette di scrivere, come non ci siete prima riusciti con nessun altra applicazione. Vi permette di focalizzarvi sul testo, senza lasciare che vi distraiate con funzioni superflue. Vi permette di stendere il vostro testo nel miglior modo possibile, fornendovi:
Un font chiaro e leggibile, il migliore per l’iPad, perfetto non solo per la scrittura ma anche per la lettura.
Una tastiera “estesa”, dotata ovvero di alcuni pulsanti normalmente assenti che velocizzeranno il processo di scrittura, rendendolo più fluido.
Le funzioni
Sincronizzazione con Dropbox, con salvataggio automatico e interno al software dei documenti. Un “Focus Mode” nel quale, se attivato, l’interfaccia diviene ancora più chiara. Un “Tempo di lettura” che vi dice quanto tempo, più o meno, vi dovrebbe occorrere per leggere ciò che avete scritto.
E poi?
Poi basta, non c’è altro. C’è solo questo: una buona interfaccia minimalista in cui stendere i vostri testi. Del resto, io ve l’avevo detto all’inizio: Writer vi permette di scrivere, e basta. Se ci avessero messo altre funzioni, il suo scopo non sarebbe stato raggiunto.
L’applicazione che uso per scrivere su Mac, su iPhone e su iPad — e una delle mie preferite, di sempre — è appena stata aggiornata. E ora supporta l’intero workflow di scrittura, dalle prime bozze e note fino alla stesura finale; mantenendo la semplicità che la caratterizza. Arriva domani nell’App Store.
C’è una cosa che mi manca quando uso l’iPad attraverso la tastiera, ed è il completo controllo dell’iPad dalla tastiera. Nel senso che affinché l’accoppiata Origami Workstation + iPad + Apple Wireless Keyboard si traduca in un perfetto strumento di scrittura occorre che Apple abiliti gli shortcut da tastiera anche su iPad.
È scomodissimo scrivere e dover tappare (perdonate l’orribile termine) lo schermo contemporaneamente. È scomodissimo dover sollevare le mani della tastiera per andare a toccare l’iPad in modo da poter navigare fra le applicazioni — e lo è soprattutto se dovete passare più volte da un’applicazione all’altra, come a me spesso capita durante la stesura di un articolo (da iA Writer a Safari e viceversa, ripetutamente).
La cosa speravo venisse risolta in iOS 6, considerato l’alto numero di applicazioni per la creazione di contenuti a cui questo miglioramento gioverebbe (Diet Coda, una fra le tante). A dire il vero il problema è già risolvibile, per vie traverse però che ne rendono l’uso intricato e poco proponibile.
Ovvero attivando VoiceOver all’interno di Impostazioni > Generali > Accessibilità > VoiceOver, prendendo due accorgimenti in modo da renderlo meno noioso: quello di poterlo attivare e disattivare con la tripla pressione del bottone Home (cosa che si può fare in Impostazioni > Generali > Accessibilità) e disattivandone l’audio, con control + option + S — se non lo fate sappiate che vi leggerà ogni lettera scritta e ogni testo selezionato.
A questo punto, abbinando all’iPad una tastiera bluetooth, è possibile fare quello che ho sempre desiderato:
Control + Option + H equivale alla pressione del bottone Home, ripetere H due volte per attivare la barra multitasking
Ctrl + Alt + I attiva l’Item Chooser, che permette di raggiungere velocemente qualsiasi applicazione
Con Cmd + Shift + Tab si passa all’applicazione a destra di quella che si sta usando, con Cmd + Tab a quella a sinistra. In altre parole, si fa lo swipe
La pressione contemporanea delle le frecce UP e DOWN corrisponde al tocco, quindi permette ad esempio di aprire un’applicazione
Purtroppo, come avvisavo prima, l’attivazione di Voice Over rende inutilizzabile per molti altri versi l’iPad, complicando azioni che prima risultavano semplici. Questa soluzione, quindi, non è applicabile ma serve a mostrare una cosa: che un modo funzionante ed efficace di implementare gli shortcut da tastiera già esiste, serve solo che Apple lo abiliti a tutti gli utenti.
Degli strumenti di scrittura migliori non ti renderanno uno scrittore migliore, ma renderanno il tuo lavoro più divertente. Ti aiuteranno ad entrare nel flusso del lavoro se sono semplici abbastanza da non farti pensare a come usarli ma a quello per cui li stai usando […] I programmi di scrittura attuali sono come dei coltellini svizzeri. […] Puoi fare con essi tutti i tipi di cose fantasiose, ma la cosa principale, la scrittura, viene persa.
Other people will look up to me because I own this thing and use it frequently, which will make me very happy. When I’m at a party, for instance, I can wait for a moment when people start talking about how cool it looks from the latest advertisement. Then I can stroll over and take it out and start using it, pretending that I hadn’t heard their conversation, and I can look up casually and wink at them. They’re sure to be impressed. — “Buying this thing will make me happy“, McSweeney’s.
Dopo una lunga riflessione e svariati tentennamenti, ho deciso di non comprare il nuovo iPad. La ragione è che l’iPad che possiedo, il primo, è ancora piuttosto soddisfacente per l’uso che ne faccio, ovvero:
Navigare in Internet
Inviare mail
Leggere riviste
Scrivere (blogging e appunti universitari)
Non penso che un aggiornamento dell’hardware mi porterebbe un significativo vantaggio nello svolgimento di queste azioni. La scrittura avviene con iA Writer, applicazione leggera e molto semplice. Un Retina Display renderebbe la lettura e la navigazione in rete più piacevole, ma credo di poter resistere ancora con i vecchi pixel senza soffrire troppo — almeno fino a quando non avrò visto dal vivo un nuovo iPad; allora sarò più cosciente di quel che mi perdo.
La cosa probabilmente meno gradevole è la navigazione in rete, che sempre più spesso trovo frustrante. La RAM interna al primo iPad è poca, così poca che spesso Safari ricarica le tab aperte anche quando queste sono un numero esiguo (due sono sufficienti, a volte). Spero vivamente che abbiano risolto il problema nel nuovo iPad.
Restando al mio attuale, vecchio e primo iPad, confido che le applicazioni di cui faccio uso — come ho detto sopra, applicazioni molto leggere e semplici — non si appesantiscano e non diventino lente a causa del nuovo arrivo. Se questo non accadrà, non vedo ragione di passare al nuovo modello. Nerd Gap è dello stesso parere, ovvero che un oggetto vada rimpiazzato quando non soddisfa più le nostre esigenze e non, al contrario, quando una nuova versione dello stesso viene rilasciata.
Il nostro desiderio di sostituire l’oggetto posseduto con la nuova versione dello stesso è così alto da spingerci, a volte, a desiderare che il vecchio si rompa, in modo da fornirci una giustificazione all’acquisto. Ne parlò alcuni mesi fa l’Atlantic con l’articolo “Replacement Therapy“. Immaginate che Apple vi dica, domani, di aver fatto un iPhone che dura 20 anni: chi, sinceramente, lo desidererebbe?
Cambiare strumento — sia esso hardware o software — comporta una fatica, non solo economica. Come giustamente il sito Last Years Model fa notare, occorre capire come il nuovo oggetto funziona e riorganizzare il proprio lavoro attorno ad esso, adottando la nuova maniera di fare le cose. Questo non è sicuramente il caso dell’iPad, che non ci obbliga ad una riorganizzazione, ma una riflessione più generale: troppo spesso abbandoniamo software perfettamente validi in favore di altri, solo perché un’alternativa nuova e luccicante si è affacciata sul panorama.
Sono stato il primo a sostituire l’iPhone 3GS con un iPhone 4, perché i vantaggi erano tali — batteria in primis, fotocamera e schermo in secondo luogo — da indurmi all’acquisto. Ma non credo cambierò l’iPad, perché tutto sommato il mio adempie ancora bene al ruolo che gli ho assegnato, ovvero quello di strumento di scrittura e lettura. Non che il nuovo non sia significativamente migliore, quanto piuttosto che io non abbia davvero bisogno di quei miglioramenti. Senza dimenticare che, come ho detto svariate volte, la parte più importante del dispositivo, la sua anima, quello che lo rende piacevole, è il software. Non è il caso di cambiare hardware, fino a quando il software rimarrà potente in ugual modo [1. Probabilmente quando verrà rilasciato iOS 6 ci saranno delle limitazioni, a causa della RAM inferiore del primo modello rispetto all’ultimo, che inibiranno certe funzioni e miglioramenti di cui il nuovo iPad potrà avvantaggiarsi.].
Insomma, comprare il nuovo iPad non mi renderebbe più felice. Né porterebbe dei significativi vantaggi al modo in cui lo uso. Quindi mi tengo il mio, quello vecchio, che è ancora molto bello e utile. Inoltre, vuoi mettere la soddisfazione di possedere un oggetto vintage?
iA Writer, ovvero una delle cinque applicazioni che risiedono nel dock del mio iPad, è appena diventata universal: non più solo per iPad, ma anche per iPhone [1. Qualcuno pochi giorni fa ha dimenticato l’iPad in casa ed ha finito col fare questa cosa: se solo ci fosse stato iA Writer per iPhone già allora!].
Il supporto a Dropbox ed iCloud la rendono ideale per la scrittura sincronizzata su tutti i vostri dispositivi[2. Ricordate: esiste anche per mac]. Il minimalismo e l’essenzialità sono il suo punto di forza, come già dissi. Io la utilizzo per scrivere quando non sono in casa e non ho il Mac a portata di mano: la uso da quando esiste, circa due anni, e non l’ho mai abbandonata. Ne sono pienamente soddisfatto.
Negli ultimi due anni ho smesso di portare il computer con me, “on the road”, quando mi assento da casa per brevi periodi, sostituendolo con un iPad — grazie al quale riesco a tenere aggiornato questo blog anche durante i viaggi.
La mia “scrivania mobile” include un iPad, iA Writer come applicazione prescelta per la scrittura e una tastiera wireless, quella di Apple. Nell’ultimo mese ho aggiunto l’Origami Workstation, che quando non è in uso si improvvisa una custodia per la tastiera, quando è invece aperta permette di reggere l’iPad (e la tastiera) in un’angolazione ottimale per la stesura di testi — creando una storta di latop. Questa piccola aggiunta, nella sua semplicità, ha reso la scrittura così piacevole che a volte mi ritrovo ad utilizzare questo “setup” anche in casa.
L’unione di Origami Workstation + iPad + iA Writer + keyboard wireless si traduce in uno strumento ideale per la scrittura, senza le distrazioni che offre il MacBook Pro. Purtroppo, l’assenza di un programma decente per la gestione di wordpress rende difficile la parte finale, quella della pubblicazione. Se non fosse per questa mancanza, sarebbe perfetto.
L’Origami Workstation costa 30 euro, la si trova all’Apple Store sia online che retail. Trasforma il vostro iPad in una macchina da scrivere, essenziale e piacevole.
L’ottimo Writer per iPad (e Mac) verrà a breve aggiornato con il supporto ad iCloud; ne hanno dato l’annuncio gli sviluppatori su Twitter. Di Writer vi parlai positivamente per la prima volta nel Settembre dello scorso anno, quando uscì: da allora è il mio editor di testi su iPad. In questi giorni prima che venga rilasciato l’update c’è uno sconto: la versione per iPad viene venduta a 0.79, quella per Mac a soli 3.99 (circa il 79% in meno del prezzo usuale). Fossi in voi, se già non vi avessi convinto in passato, ne approfitterei.
Writer sarà probabilmente una delle prime applicazioni per Mac a supportare iCloud. Io credo che in un futuro tutte le applicazioni per iPad, iPhone e Mac abbandoneranno Dropbox a favore di iCloud, o se non altro offriranno una scelta fra i due. iCloud infatti è maggiormente integrato del primo: adottandolo si più sicuri, rispetto a Dropbox, che tutte le persone abbiano un account per utilizzarlo.
Insomma, Steve Jobs probabilmente aveva ragione quando diceva loro ‘siete una features, non un prodotto‘. Dropbox è uno strumento utile che continuerà ad essere adoperato per archiviare file in rete – anche se c’è chi, come Forbes, ne ha già ipotizzata l’imminente morte – ma l’uso che se ne fa attualmente, sincronizzare i dati delle applicazioni fra diversi device, probabilmente verrà pian piano abbandonato a favore di una soluzione più semplice e integrata nell’OS. iCloud, appunto.
Ci sono diversi modi per approcciare un nuovo Mac. Molti trasferiscono tutto quello che avevano sul Mac precedente, e riprendono da dove avevano lasciato. File, applicazioni, impostazioni: il Mac nuovo è praticamente un clone del Mac vecchio. Vantaggio: si fa in fretta, non c’è bisogno di passare ore a configurarlo. Svantaggio: si portano dietro i problemi del Mac vecchio.
A di piace partire da zero. Quando cambio computer è perché oramai il precedente è pressoché definitivamente andato. In questo caso, il precedente è un MacBook Air early-2012, con trackpad mezzo rotto (ho dovuto attivare tap to click o avrei smesso di cliccare), tasto tab rimappato con Karabiner su tasto fn (causa: un espresso), SSD con soli 7GB liberi e settimanali ‘Your startup disk is almost full’, OS X Yosemite, batteria in stato ‘service’ da un anno e mezzo con durata effettiva fra i 30 e 40 minuti e più di 900 cicli di carica, cavo d’alimentazione con quattro Sugru di diverso colore applicati in tempi diversi per tenerlo assieme e, in aggiunta, molti molti file (inutili), molte molte applicazioni (inutili), molte molte impostazioni (inutili) retaggio di necessità passate.
Il MacBook Air early-2012 mi ha accompagnato per quasi cinque anni; ha visto prima Pisa poi Londra, ha vissuto in quattro case diverse, è passato per l’università, è sopravvissuto a due iPhone, ci ho scritto due tesi sopra, i post di questo blog; ha funzionato egregiamente per cinque anni ed è riuscito a reggere un utilizzo intenso e costante. Mi piacerebbe sapere per quanti giorni, negli ultimi cinque anni, non ha dovuto lavorare[1. Forse mi basta controllare quando sono stato all’estero/in vacanza]. Ma – ad essere onesti – gli avrei dato un saluto finale già diversi mesi fa, quando inavvertitamente gli versai un espresso sopra, non fosse che Apple si è ricordata che i Mac esistono solo di recente, a Settembre.
Nonostante faccia un uso intensivo dell’iPhone (e chi non lo fa?), il Mac è ancora il device a cui tengo di più: quello su cui riesco ad essere produttivo, quello che non mi fa sentire solo un consumatore passivo. Capisco per altri sia diverso – e io stesso sono convito per molti abbia senso rimpiazzare il computer con un iPad – ma nel mio caso non c’è paragone. Riesco a fare o ad iniziare cose utili su un iPhone – leggere, rispondere a mail, organizzare la mia giornata, scrivere i post di questo blog, etc. – ma fino ad oggi a un certo punto vado a cercare il Mac, per portarle a termine.
I MacBook Air oramai non hanno più alcun senso, se non coprire una fascia di prezzo che Apple ancora non riesce a coprire con i nuovi device. I MacBook non Pro sono bellissimi ma inadatti alle mie necessità. Il MacBook Pro senza Touch Bar era l’unica altra valida opzione, ma siccome un Mac mi dura abbastanza a lungo, e siccome ne faccio un uso intensivo (e siccome semplicemente la voglio provare 😉 ), ho optato per quello con Touch Bar. Di 13’.
Quando cambio computer, prima di accenderlo, faccio questo:
Un backup completo del precedente con Time Machine
Metto su un hard disk esterno cartelle e file di cui so di avere bisogno (non sono molti: più o meno tutti quelli essenziali già stanno su Dropbox)
Mi segno su un blocco note alcune cose da fare appena quello nuovo sarà accesso: configurazioni o app che mi vengono in mente e che so di volere fin da subito
Non è un processo lungo, però, sopra il quale perdere troppo tempo. Se mi dimentico qualcosa, pazienza: il backup completo serve a quello, e mano a mano che le applicazioni dimenticate mi vengono a mente le installo. Molte si perdono nel processo, ma è proprio questo il punto: molte non servono più.
Di seguito, le applicazioni che ho finito con l’installare nei primi dieci giorni.
1
Dropbox. Ovviamente.
Ulysses. Per i post lunghi, o (prima, per l’università) documenti che richiedono un lungo periodo di ricerca ed elaborazione.
Sonos. Ho comprato un Sonos Play:1 un mese o poco più fa, ne sono molto soddisfatto.
Tweetbot. Su Twitter mi faccio sentire poco, però nei momenti di noia lo controllo (un po’ a caso, senza curarmi di seguire tutto)
2
Unclutter. Questa piccola utility è meravigliosa. La uso da quando l’ho scoperta, tre/quattro anni fa. Praticamente aggiunge un cassetto delle cianfrusaglie al Mac, raggiungibile con uno swipe verso il basso dalla barra dei menù. Potete appuntarvi cose, trascinarvi file o accedere a un clipboard manager.
Slack. Metà delle persone con cui lavoro stanno in Canada, altre lavorano da casa. Usiamo Slack per comunicare.
Atom. L’editor che uso quando devo mettere mano a un sito web.
Reeder. Uso Feedbin per i blog e i feed rss, e frequentemente lo uso semplicemente da web. A volte però lo leggo da Reeder. Dipende.
Things. Ho provato centinaia di migliaia (è solo in parte un’esagerazione!) di applicazioni GTD, per gestire le cose da fare. Alla fine torno sempre a Things. Things è sul mio iPhone dal mio primo iPhone.
3
Cloak. Di questi tempi un VPN è essenziale. Cloak è semplicissimo da usare, si attiva in automatico quando serve (su connessioni pubbliche/non protette) e permette di geolocalizzarvi in altre nazioni, così da aggirare i blocchi sui contenuti di certi siti web.
Chrome. La sua console per sviluppatori è superiore a quella di Safari.
4
TouchSwitcher. Una nuova utility che prima non c’era, dato che riguarda la Touch Bar. Aggiunge un app switcher/dock alla Touch Bar.
Bartender 2. A questo punto la menù bar ha iniziato ad essere affollata, e ho dovuto porvi rimedio.
Ember. Un’app sviluppata da Real Mac Software che utilizzavo per gestire la mia libreria di screenshot, UI, siti web, etc.; appunti visivi per inspirazione. Purtroppo ho scoperto che non esiste più, e non ho trovato un’alternativa altrettanto bella. Sto provando Dropmark, ma è una web app: mi piacerebbe che fosse in locale.
Screenie. Piccola utility che permette di accedere agli screenshot dalla menu bar, e di trascinarli da lì ovunque servano. Permette anche di evitare che vengano tutti salvati sul desktop, incasinandolo.
5
Adobe Creative Cloud. Mi servivano alcuni font di Typekit.
6
RescueTime. Traccia l’uso che faccio del Mac, e mi invia un report settimanale su quanto sia stato produttivo, dove abbia perso tempo, e quali app abbia utilizzato più a lungo. Permette anche di impostare dei traguardi (un esempio: minimo un’ora al giorno su app per la scrittura). La trovo così utile da essermi recentemente iscritto alla versione Pro. O forse bo’, mi piace guardare i grafici e credere che servano a qualcosa.
7
BackBlaze. Backup! In teoria la mia strategia di backup è: file fondamentali su Dropbox, backup giornaliero su BackBlaze, backup mensile via Time Machine su hard disk esterno. Ammetto che l’ultimo step a volte venga ignorato.
Hazel. È come un Roomba per Mac: lo tiene pulito, organizzando automaticamente i download, cancellando file duplicati, rimuovendo download incompleti, e spostando cose di qua e di la in base a come lo si imposta.
8
Taskpaper. Ho alcune liste di cose da fare scritte in questo formato.
In questi giorni sto provando Pear Note, un bel programma per Mac che risulta essere molto utile a tutti gli studenti universitari che sono soliti prendere appunti con il loro portatile. Pear Note è un editor di testi con una funzione in più che lo rende diverso dal semplice Writer o dal più complesso Pages: la registrazione dell’audio.
Con un unico strumento si è così in grado di prendere sia note vocali che testuali. Qual’è il vantaggio? Che le due vengono legate fra loro permettendo, saltando ad una determinata sezione del testo, di recuperare l’audio ad essa relativo. Uno strumento comodo nel caso in cui vi siate persi una frase o vogliate controllare che quanto vi siete appuntati sia corretto.
Pear Note costa 31 euro per Mac e si compra sul Mac App Store (dal loro sito è disponibile un trial della durata di 31 giorni). Volendo, c’è anche una versione per iPad che costa solamente (e momentaneamente, per il lancio) 3,99 euro.
Io per esempio sto usando quella per iPad: ha lo svantaggio che non potete usare nessun altra applicazione in contemporanea. Un difetto di iOS che in questo caso può tornare a vostro beneficio: è per voi più difficile distrarvi. Vi evita di perdervi in Safari o Mail, costringendovi a rimanere su Pear Note. E con una tastiera bluetooth esterna non ha nulla da invidiare ad un Mac.
“The fact that the iPad only lets me see one app at a time often does not help me focus. Instead, it forces me to switch between apps constantly, thus preventing me from focusing on my task. Every time I have to deal with the iPad’s task switching, I’m interrupted” – Lukas Mathis
Sull’iPad, così come sull’iPhone, si può tenere aperta una sola applicazione alla volta: anche se il multitasking esiste non è contemplata la possibilità che due app occupino contemporaneamente parte dello schermo. In alcuni casi questo è vantaggioso, perché ci permette di concentrarci su quello che stiamo facendo. Nella scrittura, per esempio, è molto utile. O nell’uso di applicazioni quali GarageBang e iMovie. Tuttavia non lo è altrettanto nel blogging, in cui occorre controllare molto spesso diverse pagine web, per le fonti, cercare immagini in rete, linkare altri siti.
Poter usufruire di una sola applicazione alla volta ha dunque i suoi aspetti positivi, come l’impossibilità di venire distratti, l’obbligo a essere focalizzati su un unico compito. Tuttavia molto spesso mi ritrovo a schiacciare il pulsante Home diverse volte in un lasso di tempo molto ristretto per passare da una finestra all’altra, per fare cose che sarebbero molto più semplici, per non dire veloci, se avessi la possibilità di averle sotto controllo, davanti ai miei occhi, contemporaneamente. Lukas Mathis ha scritto Venerdì scorso un articolo in questa direzione, nel quale ha spiegato:
For some tasks, letting applications take up the whole screen is useful. Applications like Garage Band or Writer make good use of the screen. But a lot of the time, allowing more than one app to occupy the screen can actually help people focus, because human tasks are often not as simple as computer tasks, and may require people to be able to see more than just a single application.
Se da un lato, come esposto sopra, mi trovo a condividere questo problema tuttavia sono anche d’accordo con Federico di Macstories quando spiega che trovare una soluzione non è così semplice come si potrebbe ad un primo approccio pensare. Se sperate che Apple inserirà in un futuro, credo non così prossimo, qualcosa di simile al “multitasking” a cui siamo stati abituati sui PC sbagliate, perché sarebbe molto scomodo: sarà invece qualcosa di diverso, qualcosa che sfrutterà meglio lo schermo, qualcosa che terrà conto del limitato spazio, qualcosa che funzionerà bene anche per iOS e che comunque non cancellerà del tutto questa situazione, che è sia un difetto che un pregio del sistema.
Flud è una nuova applicazione lanciata sei giorni fa che sta riscontrando un discreto successo. Ed è l’ennesima applicazione per gestire il flusso di news quotidiano. Flud entra in competizione con molte altre, alcune delle quali affermate ed amate, come Flipboard e Pulse. L’idea di fondo è la stessa, la realizzazione simile: sono software che si giocano gli stessi utenti e se li rubano a vicenda puntando tutto su un’interfaccia grafica quanto più attraente possibile.
Io la sto provando da due giorni e ancora non so farmi un’opinione ben decisa a riguardo. Su iPhone la trovo utile e piacevole nell’uso, su iPad invece ne preferisco altre come le due precedentemente citate. Dalla sua ha, manco a dirlo, una grafica decisamente curata, un’interfaccia bella e confortevole attraverso la quale restare aggiornati, di contro ha che la versione per iPad ricorda troppo Pulse e manca dunque di originalità. A suo favore, inoltre, il fatto di essere gratuita (ma forse solo momentaneamente).
Se c’è una cosa che occorre ben capire per apprezzare Flud è che non bisogna metterci all’interno troppe fonti, ma poche. Non è un’applicazione per leggere i blog: per quelli l’ideale è Google Reader integrato con qualche applicazione specifica la migliore delle quali è, come ho più volte ricordato in passato, Reeder. Su Flud invece è meglio inserire gli RSS di un quotidiano o di un settimanale, in altre parole utilizzarla per pochi ma selezionati feed.
Flud non è nulla di rivoluzionario quindi. Fa cose che già altre applicazioni facevano. Le fa bene, ma già altre applicazioni le facevano bene. Alla fine, se scegliere Flud, Flipboard o Pulse dipende da voi e dal vostro “gusto” perché la scelta va fatta, essendo tutte molto simili, solamente sulla base dell’interfaccia che preferirete utilizzare, di quella con cui vi sentirete più a vostro agio, dunque con un punto di vista “estetico”.
Molte applicazioni per iPad diventano popolari e diffuse non tanto per i compiti che svolgono, molto spesso banali e già svolti da molte altre applicazioni, ma per il modo in cui li svolgono, per il piacere che quasi danno quando le si utilizza, piacere che deriva dalla cura nei dettagli “estetici” che i loro creatori hanno posto nel momento della loro realizzazione. E’ il caso di Writer: è un text editor, nulla più. Nulla di astruso, nulla di particolarmente complesso. Ma è fatto bene, così bene che vien voglia di aprirlo anche quando non serve. Ed è appunto per la sua interfaccia grafica, non per le sue funzioni, che è tanto apprezzato.