La recensione del Lumia 800 e di Windows Mobile 7.5 da parte di una persona da sempre soddisfatta del proprio iPhone

Grazie a Nokia la scorsa settimana ho avuto l’occasione di provare il Lumia 800, che per cinque giorni ha sostituito l’iPhone 4 nel ruolo di mio smartphone personale. Cinque giorni non sono molti, soprattuto se considerate che negli ultimi tre anni ho utilizzato sempre lo stesso OS, iOS, abituandomi dunque ai suoi paradigmi e al suo modo di funzionare. In cinque giorni non si capisce a fondo come il dispositivo funzioni nella vita di tutti i giorni e soprattuto non è ben chiaro se i “problemi” e le difficoltà che si incontrano siano dettate da una progettazione errata o dalle proprie abitudini.

Quindi, quella che segue è una recensione prima dell’hardware, poi dell’OS, del dispositivo. È una recensione con impressioni, idee e pensieri che mi sono fatto sul Lumia 800. In cinque giorni. Che non sono molti, ma sono pur sempre sufficienti per farsi una vaga idea di come il device funzioni.

Hardware

Più volte ho scritto che se avessi dovuto abbandonare il mio iPhone in favore di un altro smartphone, avrei optato per un Lumia 800. Di questo, infatti, mi attirava non solo il software, Windows Mobile 7.5 altrimenti detto Mango, ma anche l’hardware. Il Lumia 800 è lo smartphone che, secondo me, si avvicina di più all’iPhone.

Dalle dimensioni simili, non tenta di conquistare mercato e utenza con uno schermo enorme. Lo schermo, leggermente tondato sui bordi (curved, dice Nokia), è invece di soli 0.2 pollici superiore a quello dell’iPhone[1. Per altre noiose specifiche tecniche del Lumia 800 vi rimando all’apposita pagina di Nokia.com] (e no, ovviamente non si avvertono). Avrebbe potuto essere più ampio, senza inoltre andare ad intaccare le dimensioni del dispositivo, non fosse per i tre bottoni sensibili al tocco posizionati sul lato inferiore dello stesso.

La scelta dei tre bottoni non è di Nokia ma di Microsoft, che li richiede su ogni device che scelga di utilizzare il suo OS. Io li ho trovati — con sorpresa, dato che ho sempre sostenuto che è meglio limitare i bottoni fisici e crearli “virtualmente” nella UI in modo che si adattino all’applicazione in uso — utili. L’unico motivo per cui mi hanno infastidito: basta sfiorarli per avviare l’azione ad essi associata, ed essendo a sfioramento e non “a pressione” questo avviene di frequente e, soprattutto, inavvertitamente.

Dei tre bottoni, specifichiamolo, il primo serve a tornare indietro, quello centrale a raggiungere l’Home Screen, quello a destra ad avviare Bing, il motore di ricerca di Microsoft. Credevo che il primo avrebbe creato dei problemi — si è già discusso di come un bottone generico “indietro” dica ben poco sull’azione che compie e spesso crei dei dubbi su quale sarà il suo comportamento. In realtà è abbastanza chiaro e coerente (non lo è su iOS): come il tasto back del browser, porta sempre indietro di un’azione. A renderlo utile è soprattutto la sua memoria, che è lunghissima: potete andare a ritroso fino a recuperare la prima azione che avete svolto.

Ma torniamo all’aspetto esteriore del device. La scocca, nera nel mio caso[1. È disponibile anche blu e rosso], è di una plastica piacevole al tatto, con i bordi arrotondati; tutti accorgimenti che facilitano la presa del dispositivo.

Su questa cosa vorrei essere chiaro: il Lumia 800 si tiene in mano e si utilizza in una maniera che rispetto all’iPhone 4 è imparagonabile. Dopo cinque giorni con il Lumia, riutilizzando l’iPhone non ho potuto fare a meno di notare quanto fosse scomodo e mal studiato dal punto di vista ergonomico; come se Apple avesse pensato prima al design, poi di nuovo al design e… Beh, mai all’usabilità.

Il Lumia sarebbe dunque perfetto, non fosse per i tasti laterali — accensione/spegnimento, fotocamera e controllo del volume.

Questi sono in plastica e risultando piuttosto poveri e molto spesso, nell’uso, li ho trovati anche poco chiari — li schiacciavo, ma non mi davano un feedback preciso, non mi avvertivano in maniera limpida e inequivocabile se avessero ricevuto l’input o meno. Fra parentesi, trovo infelice la scelta di posizionare quello per l’on/off su uno dei lati del device: tenendo il Lumia in mano, o inserendolo nella custodia, mi è capitato più volte di spegnerlo inavvertitamente.

Non condivido molto la scelta di nascondere l’entrata micro-USB per il caricamento e la sincronizzazione del device, rendendo di fatto meno immediato l’accesso. Lo so: la parte più brutta dell’iPhone è il connettore proprietario di Apple. Nasconderlo potrebbe sembrare una buona idea, ma di fatto:

  • Risulta meno immediato da usufruire
  • Come mostra l’immagine, comporta l’aggiunta al dispositivo di parti mobili, fragili e fastidiose

Per concludere, la batteria non è granché. Mi sembra che la carica duri meno rispetto all’iPhone 4, ma ho letto da qualche parte che è un problema momentaneo, legato al software, che si spera venga a breve risolto.

Ah, ho detto che c’è un’ottica Carl Zeiss sul retro, per le fotografie? Ho idee contrastanti a riguardo: in certe situazioni si è rivelata (leggermente) migliore di quella dell’iPhone, in altre inferiore. Credo comunque che il problema sia legato al software, che la sfrutta o gestisce male. Tuttavia, è sempre stata molto più rapida e pronta all’uso di quanto non sia quella dell’iPhone 4, battendola in questo campo.

In sintesi: dal punto di vista dell’hardware il Lumia è un’ottimo device: solido, esteticamente curato e comodo da utilizzare. Le lamentele a riguardo interessano dei piccoli dettagli, ma c’è davvero poco da non apprezzare. Forse (e ripeto: forse) meno raffinato di un iPhone, ne condivide però la semplicità risultando allo stesso tempo più confortevole e meno fragile nel complesso.

Software

Windows Mobile 7.5 aka Mango è l’OS che gira sul Lumia 800, che ha ricevuto critiche positive da più o meno chiunque. Slate verso Dicembre lo descriveva come “il sistema operativo più bello in commercio”, l’Huffington Post come, semplicemente, magnifico.

Mango, effettivamente, è davvero bello. È quasi incredibile che questo prodotto venga da Microsoft, un’azienda che fino ad ora è stata raramente associata all’eleganza ed al minimalismo. Ma questi due aggettivi sono quanto mai appropriati per l’OS in questione, che sembra quasi provenire da Cupertino.

Mango è un sistema operativo, direi, tipografico. Le icone sono veramente poche, e quelle poche presenti sono essenziali e scarne, quasi come un carattere Unicode. Il grosso della UI sono scritte, di altro c’è ben poco.

In passato abbiamo parlato dello skeuomorph, ovvero quella tendenza a ricreare digitalmente oggetti reali. Un esempio è iBooks, che cerca di imitare, un po’ goffamente, il comportamento di un libro fisico. Apple spesso indulge in questa direzione, creando software che tradiscono lo stile dell’hardware. Com’è possibile conciliare l’essenzialità e la semplicità delle linee dell’iPhone 4 con la UI di iBooks?

Ebbene Mango non pecca di questo problema. Tutto è — l’ho già detto, ma lo ripeto – estremamente essenziale e minimale.

Appena acceso, Mango accoglie l’utente con una schermata che lo informa degli eventi imminenti, eventuali mail, messaggi e chiamate ricevute. Superata questa, lo attende l’equivalente dell’Home Screen, con all’interno delle icone rettangolari animate, in grado di mostrare l’ultimo tweet ricevuto o la più recente informazione correlata ad un’applicazione.

L’idea di sostituire le icone statiche e poco informative di iOS (e Android) con una versione dinamica delle stesse è una soluzione che distingue, positivamente, l’OS in questione dalle alternative.

Per accedere alle restanti applicazioni installate, una freccia in alto a destra dell’Home Screen guida ad una lunga lista che le elenca tutte. Tale lista, a mio parere, è molto scomoda e poco usabile — ricorda un po’ il menù start di Windows. La freccia, inoltre, occupa una sezione consistente dell’Home Screen[2. Una spessa colonna nera è occupata da questa freccia, portando ad un problema di gestione errata dello spazio che tratteremo fra poco], che viene così ridotto di dimensioni facendo credere all’utente che lo schermo sia più piccolo di quanto in realtà non sia — se non altro questa è la sensazione che ho avuto io.

Contatti è una delle applicazioni più significative. Integrata con Facebook, Twitter e LinkedIn, si autopopola con le notizie e informazioni dei nostri amici, creando una sorta di Hub dal quale è possibile sapere e reperire tutto ciò che li riguardi.

Credo che l’applicazione Contatti delinei bene una filosofia di integrazione e omogeneità che ho trovato in tutto Mango. Neppure iOS è tanto coerente (e centralizzato) come Windows Mobile 7.5

Qualsiasi applicazione decidiate di provare ed acquista nel marketplace (= App Store) avrà la stessa UI di base, che è la medesima UI di base che a loro volta condividono le applicazioni preinstallate nel telefono. Suppongo che gli sviluppatori abbiano molta poca libertà e che il tentativo di Microsoft sia di creare un OS coerente in ogni suo aspetto.

Il marketplace e le applicazioni

L’assenza di un grande numero di applicazioni nel Marketplace non mi ha turbato come quanto avrei ipotizzato. Un client di twitter è sufficiente, perché tanto tutti si somigliano condividendo fra loro la medesima interfaccia grafica a causa di questo desiderio di omogeneità dell’OS. Ma, soprattutto, non c’è nemmeno bisogno di un client di twitter perché twitter è già integrato nell’OS[3. Seppur in una versione molto light con gravi pecche e mancanze]: Mango offre fin da principio la maggior parte delle funzioni che l’utente medio richiede.

Comunque, per esigenze personali, nel corso dei miei cinque giorni ho scaricato le seguenti applicazioni:

    • Flux, per leggere Google Reader
    • Birdsong, per utilizzare Twitter
    • Facebook
    • AnyTask, software GTD molto semplice

Non ne ho provate (ma nemmeno trovate) altre interessanti. Una menzione meritano le applicazioni Nokia di cui il Lumia 800 può vantare, fra cui “Nokia Mappe”, che sono decisamente migliori rispetto a quelle offerte da Microsoft, di Bing, e Nokia Drive. Il Lumia viene venduto con questo pacchetto di utili software già preinstallato.

Un meraviglioso (ma inutilizzabile) esercizio di stile?

The typography is loose and over-produced, with big blimpy titles burning up content real-estate. The titling typography does not serve user needs or activities. Instead it is about its designer self, and looks like signage on the walls of a fashionable building. Good screen design for information/communication devices is all about the user and should be endlessly self-effacing. It is much more difficult to be user-friendly undesigny than designer-friendly designy. — Edward Tufte

Dopo alcuni giorni di utilizzo, mi è venuto da domandarmi se tutta questa eleganza tornasse a vantaggio dell’utente e non fosse solo fine a se stessa. In certi casi, infatti, non si rivela affatto utile. Lo spazio è spesso mal sfruttato, la tipografia troppo enorme e il tutto poco intuitivo. La sensazione è che si tratti di un meraviglioso oggetto da rimirare, ma che se utilizzato comporta dei problemi. La sensazione è che si tratti di un poster, di un’insegna, di un cartello elegante con tipografia curata ma inadatta ad essere utilizzata come UI di un OS.

Io ne ho avuti, di problemi. Non sempre è chiaro cosa sia “cliccabile” e cosa no, per il fatto che è tutto testo e non c’è alcuna differenza fra gli elementi “attivi” e non. Le icone, dite quel che volete, mettiamo pure che siano poco sofisticate, indicano all’utente l’azione ad essa associata: un utilizzo, anche parco, non sarebbe un errore.

In molti casi, le informazioni fornite all’utente sono ridotte all’osso, poche e mal organizzate in una tipografia enorme, elegante e senza ragione, se non quella di apparire. Per fare un esempio: in base a quale assurda decisione Microsoft ha deciso di non fornire all’utente dettagli sulla batteria e l’intensità del segnale? — dettagli che iOS fornisce in una piccola barra in cima allo schermo, barra che su Windows Mobile 7.5 spesso non esiste e, se esiste, mostra esclusivamente l’ora corrente. Il problema non è limitato a questo particolare: è al contrario diffuso in tutto l’OS, che pecca di carenza di informazioni o di una cattiva organizzazione delle stesse.

Il risultato? Un OS minimale, molto povero e scarno che può piacere ma che molto spesso ho trovato limitato. Un OS che invita poco alla sperimentazioni, all’uso “approfondito”, alla scoperta. È come se Microsoft avesse creato un meraviglioso oggetto da rimirare. Non sto dicendo che è inutilizzabile, ma che non invita all’utilizzo. E me ne sono accorto perché spesso, per quelle azioni che solitamente svolgo con il mio iPhone, andavo alla ricerca dell’iPad. Quando l’iPad non c’era, le rimandavo a più tardi, quando sarei stato davanti al Mac. Non ho mai utilizzato così poco uno smartphone come in questi giorni, e la “novità” avrebbe dovuto spingermi esattamente al contrario. Ho utilizzato pochissimo twitter, facebook anche meno. Non ho quasi mai navigato in Internet e non ho letto gli articoli lunghi che solitamente mi concedo sull’iPhone, pur avendo i due dispositivi uno schermo identico.

A volte l’accendevo, pensavo “è proprio bello, inutile negarlo” ma poi non facevo nulla. Ero come non invogliato all’uso, ma limitato alla contemplazione della grafica sofisticata.

Più un telefono che un computer

Credo a questo punto che lo scopo di Microsoft con Mango sia chiaro: creare un OS molto minimale e, soprattutto, coerente. Un OS dove tutto sia centralizzato e controllato da lei stessa, anche l’UI delle applicazioni. La libertà data all’utente è davvero minima: non ci sono praticamente opzioni, tutto è stato già scelto e predisposto perché l’utente si senta a proprio agio, in un ambiente elegante e sofisticato dotato di tutti i confort e agi più diffusi.

Non è un OS adatto sicuramente agli utenti Android, che se lamentano i paletti imposti da Apple su iOS non potranno che detestare la standardizazzione imposta da Microsoft in Mango. Io credo che questa omogeneità vada a vantaggio dell’utente medio, quello che vuole uno smartphone per chiamare, usare facebook, navigare in rete e poco altro.

Mango non è un OS adatto a me, perché necessito per ragioni personali (blogging, scrittura, etc.) di applicazioni che mi lascino una maggiore libertà e personalizzazione, di applicazioni che amplino significativamente l’offerta iniziale del telefono. Mango invece viene venduto completo delle funzioni principali, più richieste, e tutto è già predisposto per funzionare; difficilmente però potrete aggiungergliene molte altre.

Credo che questo telefono sia perfetto per l’utente comune, ma credo anche che questo sia uno smartphone che somiglia più un telefono che ad un computer. Una volta ho scritto che l’iPhone è il computer più personale che esista. Windows Mobile 7.5, e di conseguenza i device che lo montano, e di conseguenza il Lumia 800, sono inadatti a questa definizione.

Perché somigliano più a dei telefoni che a dei computer. Ma, per molte persone, la maggioranza a dire il vero, questo è più che sufficiente.

Conclusioni

Il Lumia 800 è un ottimo dispositivo, sicuramente un passo nella direzione corretta. L’OS che monta per certi versi ha enormi limiti e paletti che possono e non possono turbare: tutto dipende da quello che si pretende da uno smartphone e da quello che con esso ci si vuol fare. Nel tempo io, lo smartphone, l’ho fatto diventare “il mio computer tascabile”, quindi in certe occasione l’eccessiva semplificazione dell’OS che il Lumia monta mi ha turbato.

Ma ho visto molti possessori dell’iPhone richiedere dallo stesso quei tre o quattro compiti, e installare rare e inutilizzate applicazioni, che probabilmente se avessero scelto un Lumia 800 si sarebbero trovati meglio. In fin dei conti fa scattare foto, utilizzare twitter, pubblicare su facebook, navigare in rete, mappe, rubrica, calendari: tutte le funzioni principali sono qui, organizzate e a disposizione dell’utente in un’interfaccia elegante racchiusa in un hardware solido.

Il vostro amico geek (e mi ci metto anche io, qua dentro) lo troverà limitato, dopo alcuni giorni. Ma il vostro amico geek non è la fascia d’utenza a cui Nokia punta, con il Lumia 800. Almeno credo.

Uno smartphone interessante (Lumia 800, ancora)

Lo vado a ripetere da quando è stato presentato: il Lumia 800, il cellulare nato dalla partnership fra Microsoft e Nokia, sembra essere davvero un ottimo device. Un’ondata di aria fresca in un mercato dominato, essenzialmente, dall’iPhone. Ne sono davvero intrigato. Come forse ricorderete, avevo scritto questa cosa:

Per la prima volta provo interesse per uno smartphone che non sia l’iPhone. Finalmente, esiste un concorrente dell’iPhone che non mi dispiacerebbe provare.

Dopo la recensione di David Pogue, positiva, ne iniziano ad arrivare altre. Microsoft dimostra di aver capito molto con questo dispositivo, più di quanto Google non abbia imparato in tutto questo tempo con Android. Nella recensione di The Next Web – intitolata “Il primo device che potrebbe riuscire a farmi rinunciare all’iPhone” – viene spiegato come il Lumia 800 riesca a gestire perfettamente le gesture multi-touch.

Uno dei difetti di Android, e più in generale dei concorrenti di iOS, è sempre stato quello di offrire delle gesture multi-touch non fluide e reattive come l’iPhone era ed è in grado di fare. E una delle scuse per questa carenza sono sempre state “le specifiche tecniche inferiori” o una “diversa tipologia di schermo”.

Salta fuori che il Lumia 800, con specifiche tecniche modeste, riesce a gestire le gesture multi-touch bene tanto quanto l’iPhone. Come tutti ipotizzavamo non era una questione né di CPU né di RAM, ma di software. Che se è scritto male, gestisce male le cose.

La velocità è una delle più grandi insidie che si abbattono sui sistemi operativi dei rivali di Apple. Volta dopo volta, il touch finisce con l’essere la ragione principale per cui iOS risulta migliore. All’inizio, hanno usato come scusa le specifiche tecniche o le diverse tipologie di schermi. Ma ora che i telefoni hanno tutti un processore dual-core, una GPU impressionane e una tecnologia multi touch che è potenzialmente buona tanto quanto quella che Apple utilizza, la storia è abbastanza diversa.

Non c’è semplicemente nessuna scusa per nessun device per non riuscire ad offrire una navigazione fluida. Punto. Mi fa impazzire che molti device Android ancora falliscano questo semplice test, drammaticamente. Il Lumia 800 è una bestia differente. Con i suoi 1.4GHz di CPU, lo scroll e lo zoom (due gesture multi-touch) è essenzialmente perfetto.

Microsoft, proprio lei, meglio di altri, ha capito che non conta quanto è potente un computer, ma come sfrutta questa potenza. Ovvero come funziona un oggetto, qual’è la sua esperienza d’uso, e non cos’ha all’interno.

Una riflessione meramente personale sul nuovo Nokia Lumia 800

Oggi Nokia ha lanciato una nuova famiglia di smartphone (Lumia) che monta Windows 7. Windows 7 – e nello specifico l’UI Metro – è, a mio giudizio, un buon prodotto. Ed anche il Nokia Lumia 800 pare esserlo. Mi ricorda in parte l’iPod Mini, e forse è un po’ grazie a questa somiglianza che mi piace. Persino da un punto di vista estetico: lo userei volentieri, sia il device che l’OS.

Sulla carta, insomma, pare un prodotto riuscito. Ovviamente bisognerà vedere come si evolverà, come saranno le applicazioni, l’intero ecosistema che Microsoft e Nokia costruiranno attorno al device. Insomma, bisognerà che qualcuno lo provi e confermi i miei pareri, dettati solo dall’estetica. Ma già questo – per quanto sia poco – vale qualcosa: Android non è riuscito a portare nulla di innovativo in questo settore, tentando piuttosto di copiare il modo di operare di iOS, e i produttori dei device che lo montano sembrano preoccupati solo delle dimensioni dello schermo.

Il Nokia Lumia 800, invece, è qualcosa di diverso. Qualcosa di nuovo. Ma, soprattutto, la vera differenza sta in questo: non ho mai provato interesse per Android, non ho mai desiderato possedere un telefono Android, visto che per me ha sempre rappresentato una copia mal riuscita di iOS.

Per la prima volta, invece, provo interesse per uno smartphone che non sia l’iPhone. Finalmente, esiste un concorrente dell’iPhone che non mi dispiacerebbe provare.

Microsoft ha presentato Windows Phone 8, il successore di Mango (versione 7.5) che non funzionerà su terminali di recente data come il Nokia Lumia 800, dello scorso Ottobre, o il Nokia Lumia 900, uscito tre mesi fa.

Note a margine: Nokia sta sempre peggio. Considerando che Windows Phone 8 uscirà in autunno, quante persone acquisteranno un suo smartphone nei prossimi mesi, sapendo che questo è già obsoleto?

Cinque giorni di tradimento

Negli ultimi quattro giorni ho spento l’iPhone per utilizzare al suo posto un Nokia Lumia 800, che ho gentilmente ricevuto per testarlo. Nei prossimi giorni ne riparleremo, con una recensione più approfondita. Nel frattempo un po’ di anticipazioni e discussioni a riguardo si trovano nell’ultimo episodio di Brevi accenni, il sesto, da adesso in rete.

Fra gli altri argomenti: la quotazione in borsa di facebook e la condivisione eccessiva e ridonante di notizie. E non dimentichiamoci l’attrito, di cui Diego ci parla per l’ultima volta: l’ha promesso.

Accorrete numerosi ad ascoltarlo: dal sito o da iTunes.

Scrive Alasdar Monk, un utente iPhone che dopo due settimane con il Lumia 800 trova il secondo migliore del primo:

Se Microsoft riuscisse a portare nel suo store delle applicazioni valide e degli sviluppatori talentuosi, allora otterrebbe una vittoria perché l’esperienza attuale è migliore che quella dell’App Store. Per esempio, si possono ‘provare’ le applicazioni a pagamento per un po’ prima di dover sborsare dei dollari, che è quella feature che Apple avrebbe dovuto mettere nel suo iOS eoni fa. Inoltre, non mi domanda la password ogni venti secondi.

Due difetti dell’App Store che rilevo anche io, risolti da Microsoft in Windows Mobile 7. Capisco che il secondo sia dettato da una questione di sicurezza, ma ricorda molto l’assillante “sei sicuro di voler fare questa cosa?” e i diversi messaggi che si frappongono su Windows fra l’azione dell’utente e il risultato a cui quest’azione dovrebbe portare.

Brevi Accenni: una puntata di prova

Insomma, facciamo un podcast. Lo facciamo assieme a Diego Petrucci di Idealistic e si chiama “Brevi Accenni“. È un podcast settimanale, dedicato ad Apple, tecnologia, minimalismo e più in generale a tutte quelle cose che avremmo dovuto scrivere nel corso della settimana sui nostri blog ma che alla fine, rimandando di giorno in giorno, abbiamo finito col trascurare.

C’è già online una puntata, una puntata beta, se non addirittura alpha, una puntata zero che ci è servita più che altro ad iniziare. Le prossime, se questa vi fa orrore, promettiamo saranno meglio. Migliorerà non solo l’audio, ma anche i contenuti. In questa, parliamo un po’ di Google X, l’Internet degli oggetti, Jawbone UP, il nuovo Kindle Fire di Amazon e il Lumia 800.

Abbiamo un feed rss, che potete aggiungere ad iTunes. E sì, quello che parla a voce bassa sono io.

Una nuova direzione

Fra le cose più importanti presentate al WWDC di quest’anno, io ci metto la pubblicità “Designed by Apple”. Come scrive Ben Thompson, è un Think Different dei giorni nostri, il tentativo di Tim Cook di spiegare come funziona Apple, quali sono i suoi valori e obiettivi. È una risposta chiara alle critiche che l’azienda ha ricevuto negli ultimi mesi, da quando Steve Jobs non c’è più.

The truth about the greatest commercial of all time – Think Different – is that the intended audience was Apple itself. Jobs took over a demoralized company on the precipice of bankruptcy, and reminded them that they were special, and, that Jobs was special. It was the beginning of a new chapter. “Designed in California” should absolutely be seen in the same light. This is a commercial for Apple on the occasion of a new chapter; we just get to see it.

È un manifesto, un manifesto per una nuova Apple — nuova, nel senso guidata da nuove persone (meno Scott Forstall, meno Steve Jobs, più Jonathan Ive). È anche un tentativo di spiegare (e qui lo si è fatto molte volte) perché il design dell’iPhone non si trasforma ad ogni iterazione in qualcosa di totalmente diverso (e perché dedurne da ciò che Apple non innova più è roba per dilettanti) o perché le specifiche tecniche non contano una mazza (conta come il prodotto funziona; quali compiti svolge, non quanti). “If you’re busy making everything, how can you perfect anything?”. Ovvero, siamo sicuri che lanciare prodotti ogni due mesi, senza chiedersi il senso di questi, che allargare lo schermo o aggiungere feature che ecciteranno The Verge ma interesseranno pochissimo all’utente finale, si chiami innovazione?

Ma non basta una pubblicità a convincere il mondo che non c’è alcuna sedimentazione in corso, e di novità al WWDC ce ne sono state. Un rinnovamento totale di un OS, iOS, e un aggiornamento di un altro, il Macintosh. Craig Hockenberry ha paragonato le reazioni di shock e stupore ad iOS 7 a quelle ricevuta da Aqua, la nuova GUI per Mac OS presentata nel 2000. iOS 7 è un OS più maturo e, soprattutto, sotto la direzione di Jony Ive più fedele all’hardware che lo ospita. Dice bene John Gruber:

iOS 7 is not perfect; this new design framework will evolve and improve over time, just like iOS’s original aesthetic did. But it’s a conceptual foundation that corrects all of the excesses of the original iOS aesthetic. It’s radically different but not disorienting. Less flashy, less bling, more subtle, more refined.

È una prima iterazione di un nuovo stile grafico, una svolta radicale in una nuova direzione che ovviamente richiederà del tempo — sia all’utente per abituarsi, sia a se stessa per migliorarsi. Come scrive Viticci, è la versione 1.0 di un OS che si evolverà per i prossimi cinque anni. È una svolta verso qualcosa di meno appariscente; verso il contenuto, verso l’informazione. Certe cose sono perfettibili, come varie icone che lasciano decisamente perplessi. Ma improvvisarsi giudici di un OS senza averlo mai provato è piuttosto insensato. Se si crede che il design non è una roba solo di contorno per dilettare gli occhi, ma è come qualcosa funziona, allora forse prima di buttare nel cestino un intero stile grafico bisognerebbe provarlo. Apple ha dedicato all’argomento un paragrafo nella pagina di presentazione del nuovo iOS:

Nothing we’ve ever created has been designed just to look beautiful. That’s approaching the opportunity from the wrong end. Instead, as we reconsidered iOS, our purpose was to create an experience that was simpler, more useful, and more enjoyable — while building on the things people love about iOS. Ultimately, redesigning the way it works led us to redesign the way it looks. Because good design is design that’s in service of the experience.

Una GUI può essere una meravigliosa opera d’arte ma rivelarsi totalmente utilizzabile, mentre io sono quasi convinto che alcune delle cose che in iOS 7 ci fanno storcere la bocca — cose che ci sembrano imperfezioni, errori — siano compromessi che ne faciliteranno l’uso. Nel recensire, oramai più di un anno fa, Metro parlavo di un meraviglioso (ma inutilizzabile?) esercizio di stile. Ovvero la tipografia perfetta di Metro, la sua geometria, la sua perfezione, si rivelava poi scomoda nel momento in cui smettevo di guardarlo e cominciavo ad usarlo, in quanto strumento.

Ci sono, in giro, molte critiche sterili, liquidazioni e sentenze emesse dopo aver visto due screenshot. Ce ne sono anche di sensate, come quella di Frank Chimero che crede che Apple abbia esagerato nei colori per stupire:

As I look at the iconographic choices, color palette, and typography, there’s a tendency to overindulge in very visible ways (such as the bright, almost garish colors and the use of transparency and blurring) and undervalue more subtle ways of establishing graphic tone (such as the use of Helvetica as the primary typeface instead of something with more character and better suited for interfaces). Basically, there’s not much nuance there, but there’s not much room for subtlety when one has to give the impression of stark newness.

iOS 7 non ha solamente una nuova GUI, ovviamente. Il Notification Center è migliorato, il multitasking è finalmente “vero”, nuovi comandi per attivare/disattivare velocemente WiFi e simili sono stati aggiunti, AirDrop per lo scambio dei file è il benvenuto, iCloud Keychain è una piccola ma importante aggiunta che semplificherà l’uso di Internet a molti, le fotografie finalmente sono organizzate in maniera intelligente e non in venti stream differenti. Questo e altro e anche molti problemi che permangono, certamente. Problemi che iOS si trascina dietro da anni, non ancora risolti: la comunicazione interna fra applicazioni, un iCloud che sia in grado di competere con l’efficenza di Google. E poi ci sono altre novità che lasciano freddi, e occasioni perse: come iTunes Radio nell’era di Spotify. Justin Williams parla di un prodotto lanciato per tenerne in vita un altro (iTunes, basato su modello di business sempre meno interessante per l’utente) — atteggiamento inusuale, per Apple.

Ma di novità, al WWDC, ce ne sono state. Senza scordarsi del nuovo Mac Pro e del MacBook Air dalla batteria impressionante (merito di Intel e del nuovo chip Haswell). Se vedete in giro qualcuno che grida “da quando Steve Jobs non c’è più tutto va in malora”, voi passategli oltre.

Provando Metro, avevo apprezzato molto la tendenza al “design piatto”, ovvero a un design che sceglie di fare a meno di gradienti e ombre per optare per uno stile più essenziale. Mi ero però trovato a constatare che l’eleganza andava a discapito dell’usabilità: Metro era tanto bello, ma spesso non si capiva quali elementi erano attivi e quali no, quali manipolabili e quali meno.

iOS e forse l’OS mobile che meno tende a questo tipo di design, e anzi riceve svariate critiche per la scelta dello skeumorfismo. Non mancano comunque al suo interno applicazioni create con uno stile diverso (si pensi a Twitterrific), mentre lo stesso non può essere detto per Windows: le applicazioni sono costrette a rimanere fedeli a un design piatto.

Ne ha scritto lo sviluppatore di iStat, spiegando come mai questo succeda: le ragioni sono di natura pratica (sviluppare un design in stile metro è più veloce che creare una UI complessa).

And just like print, I believe that all non-iOS platforms have settled on mostly-flat interfaces due to technical constraints. Both Android and Windows 8 target many display sizes, ratios and pixel densities. Android also targets incredibly low end hardware, as well as high end hardware. These factors are vital when critiquing platform design choices.

In interface design, square finished corners are faster, because there’s no masking. Not including shadows is faster, because there’s less compositing. Drawing a flat colour is faster than drawing a gradient. When you have three or six pixel densities, drawing sharp textures is almost impossible, unless you include bitmap assets for every size you’re targeting.

(Matthew Moore parla di “design quasi piatto”, indicando la via di mezzo intrapresa Google)

Twitterrific 5

È uscito Twitterrific 5, che è la nuova versione del client per Twitter che il vostro amato blogger era solito usare nel 2008. Non è male (per una opinione meno vaga rimando a Shawn Blanc), è al contrario di Tweetbot molto spoglio, piatto e minimalita — fin troppo, al punto che secondo me non si capisce facilmente quali elementi sono interattivi e “tappabili” e quali non lo sono. È molto elegante[1. Si veda sezione “Un meraviglioso (ma inutilizzabile) esercizio di stile?” di questa mia vecchia recensione], soprattutto se avete un iPhone 5 e scegliete[2. Offre diverse opzioni di personalizzazione, sia per quanto riguarda i font sia per temi — UI chiara o scura] l’UI nera (si integrano alla perfezione); ma funzionale? Non so se sia per abitudine, ma a me sembra esserlo meno di Tweetbot.

Ecco, mettiamola così: può piacere. Io, però, se avessi voluto un client così mi sarei comprato un Windows Phone (che ricorda molto).

Phil Getzen:

Poi ho iniziato a guardare alle applicazioni (alcune di default, altre di terze parti), e ho realizzato qualcosa. Ogni applicazione aveva lo stesso aspetto. Ogni. Singola. Applicazione.

L’indifferenziazione delle applicazioni di Metro fu una delle prime cose che notai utilizzandolo. Alcuni attribuirono questo alla giovane età dell’OS: era nuovo, gli sviluppatori non avevano ancora avuto tempo di metterci la mano seriamente.

In realtà, la coerenza fa parte di una filosofia di fondo e, secondo me, inizia a diventare ben presto stretta. Lo sviluppatore ha poca libertà e possibilità d’intervento sulla UI, e quindi gli risulta quasi impossibile creare qualcosa che stupisca l’utente e si differenzi dal resto. È anche vero che, come scrissi, probabilmente per gli utenti poco interessati a ampliare le funzioni di base (quindi a installare applicazioni) di uno smartphone, l’omogeneità della UI porta una certa chiarezza e sicurezza che potrebbe anche venire apprezzata.

Surface, il tablet di Microsoft

Microsoft ha fatto il tablet. Non è marrone, si chiama Surface, funziona con Windows 8 e soprattutto viene venduto con un accessorio (opzionale?) che è a metà fra una Smart Cover e una tastiera esterna — che se esistesse per iPad, io comprerei.

“If Microsoft markets the device as a tablet that will let you get some work done—it could be a big hit.” — Farhad Manjoo

Il video di presentazione è piuttosto carino, se poi volete saperne di più visitate il sito. Cose a random che ho da aggiungere, tenendo presente che non ho avuto modo di vederlo in funzione:

  • Dicono permetta di ricaricare il telefono via USB (avrei voluto farlo tante volte, con l’iPad)
  • A questo punto il problema della scarsità di applicazioni Metro — accettabile su smartphone — si fa più grave
  • Probabilmente la presenza di Office (che personalmente non uso da anni) sarà uno dei fattori di vendita principale, se non altro per chi ha intenzione di acquistarlo non solo per diletto
  • Microsoft è già in ritardo, ritardo non colmato dal Surface che sarà disponibile solo verso fine anno
  • Non si conosce neppure il prezzo

The Verge ha ridisegnato Windows, ispirandosi a Metro (ovvero l’UI che Microsoft utilizza nei suoi dispostivi mobili). Il risultato è un look pulito, fresco e bello. L’idea di mettere da parte l’interfaccia attuale per qualcosa di simile dovrebbe essere presa in considerazione seriamente, a Redmond.

La recensione sul New York Times di David Pogue del Windows Phone 7.5: anche a lui, come a me, è piaciuto.

Windows Phone 7.5 è magnifico, di classe, soddisfacente, veloce e coerente. Il design è intelligente, pulito e minimalista. Nemmeno in un milione di anni avrei indovinato che viene dalla stessa azienda che ha messo in piedi quel casino che è Windows e Office.

A Redmond hanno finalmente spento le fotocopiatrici: le hanno donate, a quanto pare, a Mountain View.