Un anno fa Mantellini se ne è uscito con un libro, di carta, dopo anni passati a pubblicare quotidianamente sul proprio blog personale (il libro è bello, si chiama “La vista da qui“, e parla dello stato di internet in Italia).
Su Le Macchine Volanti ha riflettuto sulla differenza fra scrivere per la carta e per il web:
Ho scritto milioni di parole in quesi anni, mai però mi era stato chiesto di uscire dal comodo formato della scrittura istantanea: opinioni e punti di vista assemblati nel giro di qualche giorno a commento del presente. Organizzare un libro di carta mi ha costretto ad immaginarne l’architettura: un inizio, una serie di capitoli, argomenti da scartare ed altri da comprendere, conclusioni da trarre. A differenza delle molte parole che riversiamo su Internet un libro pretende una sua geografia. Ti obbliga ad immaginarne il senso complessivo di una architettura complessa, a dosare gli ingredienti e le parole. […]
Molta della scrittura digitale, nei post di un blog, o nei commenti sui social network, è scrittura militante. Racconta l’impellenza di esprimere un punto di vista: mai in passato ci era capitato di farlo con tanta rapidità. La scrittura militante, anche quella superficiale e stupida di un commento oltraggioso ad un politico su Facebook ha sempre al suo interno una traccia positiva, rappresenta – se non altro – l’azione preferita all’immobilità. Una piccola trascurabile e in qualche caso magari anche imbarazzante discesa in campo.