Cosa dice il documento sull’innovazione del New York Times

La scorsa settimana è uscito il NYT Innovation Report, un documento di 96 pagine interno al New York Times in cui si provano ad analizzare, spiegare e valutare le strategie che il quotidiano sta adottato per adattarsi (sopravvivere?) a internet. Ne sono uscite alcune cose risapute — ma confermate con dati — e altre riflessioni interessanti.

1.

Il valore dell’homepage va diminuendo. Le persone raggiungono le notizie attraverso i social media. Trovano non solo le storie più valide oggettivamente ma anche soggettivamente: le più adatte ai loro gusti. In due anni l’homepage ha perso 80 milioni di visitatori.

Only a third of our readers ever visit it. And those who do visit are spending less time: page views and minutes spent per reader dropped by double-digit percentages last year.

2.

L’archivio è importante. Il New York Times ha 14.7 milioni di articoli nel suo archivio, a partire dal 1985. Andrebbe valorizzato: certe storie hanno valore nel tempo e possono venire riproposte. La vita media di una storia su uno stream di Twitter è bassissima, ma non c’è ragione per non provare ad allungarla rilanciandola nel tempo. È una questione che avevamo già affrontato qua: perché così pochi giornali propongono ai lettori pezzi dal loro archivio?

We can be both a daily newsletter and a library — offering news every day, as well as providing context, relevance and timeless works of journalism.

Un grosso problema nella gestione dell’archivio è stata la scarsa organizzazione dello stesso negli anni: occorre migliorarla, dare più attenzione ai metadata, ai tag e a strumenti che permettono di correlare e gestire gli articoli.

3.

Riconfezionare i contenuti — vecchi contenuti in nuovi formati. Di nuovo: riproporre cose vecchie. Il futuro del New York Times dipende soprattutto dalla capacità di sfruttare i nuovi strumenti per promuovere i suoi contenuti e organizzarli con metodi differenti:

The product and design teams are developing a collections format, and they should further consider tools to make it easier for journalists, and maybe even readers, to create collections and repackage the content.

4.

Ci vuole più impegno sui social media: da parte degli stessi giornalisti che devono impegnarsi nel promuovere i loro articoli. Il compito della diffusione di un pezzo spetta anche — e soprattutto — a loro:

For someone with a print background, you’re accustomed to the fact that if it makes the editor’s cut — gets into the paper — you’re going to find an audience. It’s entirely the other way around as a digital journalist. The realization that you have to go find your audience — they’re not going to just come and read it — has been transformative.

5.

Vogliono uno strumento che faciliti e automatizzi la creazione di Snow Fall (“I’d rather have a Snow Fall builder than a Snow Fall” — Kevin Delaney). Comunque nel report non si parla molto di Long-Form e Snow Fall. Come ha rilevato Craig Mod sembra che il New York Times spinga adesso per progetti più semplici. L’obiettivo è di trovare la maniera più adatta a visualizzare un’informazione. Scrive Craig Mod su Medium:

“Snow Fall” was less about what felt natural in a web browser or what was best for the story, and more about what was maximally possible in a web browser. The experiment just happened to be attached to an article. Great storytelling is not about maximizing technical possibility.

It’s easy to throw the kitchen sink into a web site and call it the future. It’s much harder to use an obvious technology well and have it be part of your institution’s future.

L’obiettivo, come segnalato nel punto 3, è capire quale sia per ogni storia il mezzo (o i mezzi, spesso) più adatto per narrarla.