Fra le cose più importanti presentate al WWDC di quest’anno, io ci metto la pubblicità “Designed by Apple”. Come scrive Ben Thompson, è un Think Different dei giorni nostri, il tentativo di Tim Cook di spiegare come funziona Apple, quali sono i suoi valori e obiettivi. È una risposta chiara alle critiche che l’azienda ha ricevuto negli ultimi mesi, da quando Steve Jobs non c’è più.

The truth about the greatest commercial of all time – Think Different – is that the intended audience was Apple itself. Jobs took over a demoralized company on the precipice of bankruptcy, and reminded them that they were special, and, that Jobs was special. It was the beginning of a new chapter. “Designed in California” should absolutely be seen in the same light. This is a commercial for Apple on the occasion of a new chapter; we just get to see it.

È un manifesto, un manifesto per una nuova Apple — nuova, nel senso guidata da nuove persone (meno Scott Forstall, meno Steve Jobs, più Jonathan Ive). È anche un tentativo di spiegare (e qui lo si è fatto molte volte) perché il design dell’iPhone non si trasforma ad ogni iterazione in qualcosa di totalmente diverso (e perché dedurne da ciò che Apple non innova più è roba per dilettanti) o perché le specifiche tecniche non contano una mazza (conta come il prodotto funziona; quali compiti svolge, non quanti). “If you’re busy making everything, how can you perfect anything?”. Ovvero, siamo sicuri che lanciare prodotti ogni due mesi, senza chiedersi il senso di questi, che allargare lo schermo o aggiungere feature che ecciteranno The Verge ma interesseranno pochissimo all’utente finale, si chiami innovazione?

Ma non basta una pubblicità a convincere il mondo che non c’è alcuna sedimentazione in corso, e di novità al WWDC ce ne sono state. Un rinnovamento totale di un OS, iOS, e un aggiornamento di un altro, il Macintosh. Craig Hockenberry ha paragonato le reazioni di shock e stupore ad iOS 7 a quelle ricevuta da Aqua, la nuova GUI per Mac OS presentata nel 2000. iOS 7 è un OS più maturo e, soprattutto, sotto la direzione di Jony Ive più fedele all’hardware che lo ospita. Dice bene John Gruber:

iOS 7 is not perfect; this new design framework will evolve and improve over time, just like iOS’s original aesthetic did. But it’s a conceptual foundation that corrects all of the excesses of the original iOS aesthetic. It’s radically different but not disorienting. Less flashy, less bling, more subtle, more refined.

È una prima iterazione di un nuovo stile grafico, una svolta radicale in una nuova direzione che ovviamente richiederà del tempo — sia all’utente per abituarsi, sia a se stessa per migliorarsi. Come scrive Viticci, è la versione 1.0 di un OS che si evolverà per i prossimi cinque anni. È una svolta verso qualcosa di meno appariscente; verso il contenuto, verso l’informazione. Certe cose sono perfettibili, come varie icone che lasciano decisamente perplessi. Ma improvvisarsi giudici di un OS senza averlo mai provato è piuttosto insensato. Se si crede che il design non è una roba solo di contorno per dilettare gli occhi, ma è come qualcosa funziona, allora forse prima di buttare nel cestino un intero stile grafico bisognerebbe provarlo. Apple ha dedicato all’argomento un paragrafo nella pagina di presentazione del nuovo iOS:

Nothing we’ve ever created has been designed just to look beautiful. That’s approaching the opportunity from the wrong end. Instead, as we reconsidered iOS, our purpose was to create an experience that was simpler, more useful, and more enjoyable — while building on the things people love about iOS. Ultimately, redesigning the way it works led us to redesign the way it looks. Because good design is design that’s in service of the experience.

Una GUI può essere una meravigliosa opera d’arte ma rivelarsi totalmente utilizzabile, mentre io sono quasi convinto che alcune delle cose che in iOS 7 ci fanno storcere la bocca — cose che ci sembrano imperfezioni, errori — siano compromessi che ne faciliteranno l’uso. Nel recensire, oramai più di un anno fa, Metro parlavo di un meraviglioso (ma inutilizzabile?) esercizio di stile. Ovvero la tipografia perfetta di Metro, la sua geometria, la sua perfezione, si rivelava poi scomoda nel momento in cui smettevo di guardarlo e cominciavo ad usarlo, in quanto strumento.

Ci sono, in giro, molte critiche sterili, liquidazioni e sentenze emesse dopo aver visto due screenshot. Ce ne sono anche di sensate, come quella di Frank Chimero che crede che Apple abbia esagerato nei colori per stupire:

As I look at the iconographic choices, color palette, and typography, there’s a tendency to overindulge in very visible ways (such as the bright, almost garish colors and the use of transparency and blurring) and undervalue more subtle ways of establishing graphic tone (such as the use of Helvetica as the primary typeface instead of something with more character and better suited for interfaces). Basically, there’s not much nuance there, but there’s not much room for subtlety when one has to give the impression of stark newness.

iOS 7 non ha solamente una nuova GUI, ovviamente. Il Notification Center è migliorato, il multitasking è finalmente “vero”, nuovi comandi per attivare/disattivare velocemente WiFi e simili sono stati aggiunti, AirDrop per lo scambio dei file è il benvenuto, iCloud Keychain è una piccola ma importante aggiunta che semplificherà l’uso di Internet a molti, le fotografie finalmente sono organizzate in maniera intelligente e non in venti stream differenti. Questo e altro e anche molti problemi che permangono, certamente. Problemi che iOS si trascina dietro da anni, non ancora risolti: la comunicazione interna fra applicazioni, un iCloud che sia in grado di competere con l’efficenza di Google. E poi ci sono altre novità che lasciano freddi, e occasioni perse: come iTunes Radio nell’era di Spotify. Justin Williams parla di un prodotto lanciato per tenerne in vita un altro (iTunes, basato su modello di business sempre meno interessante per l’utente) — atteggiamento inusuale, per Apple.

Ma di novità, al WWDC, ce ne sono state. Senza scordarsi del nuovo Mac Pro e del MacBook Air dalla batteria impressionante (merito di Intel e del nuovo chip Haswell). Se vedete in giro qualcuno che grida “da quando Steve Jobs non c’è più tutto va in malora”, voi passategli oltre.