Ciclicamente, la discussione su quanto siano validi i blog in stile Daring Fireball (come questo, d’altra parte) si riaccende. La critica è che i linked-post siano un modo pigro di prendere parte a una discussione, spesso aggiungendo poco valore ad essa. Fatti per aumentare le visite senza troppo sforzo. Si potrebbe utilizzare twitter per questo genere di segnalazioni? Vero, ma lo è altrettanto che la durata nel tempo di un tweet è ridicola (o sei su twitter nel momento in cui lo scrivo o difficilmente ne verrai a conoscenza) e i limiti di spazio impediscono un commento, seppur minimo.
Non sono quindi d’accordo e continuerò ad usarli, in gran parte perché li apprezzo e trovo utili sui blog che leggo. Sono raccomandazioni piacevoli, da parte di persone di cui mi fido. Sono iscritto a molti blog solo per le loro segnalazioni esterne: hanno un valore, per me. Come scrive Gabe Weatherhead, un linked-post è come una raccomandazione di un libro: ci dice qualcosa sulla persona che la fa e significa qualcosa se proviene da qualcuno che rispettiamo.
The Internet is one big experiment in attention capitalism. If a site consistently links to Kottke or Daring Fireball, then that site’s market share is going to get pretty small. Most people are either already reading Kottke and Gruber or a hundred other sites will link to them anyway. But if I find a site that links to something truly out of the ordinary, I’m going to give them some of my attention. If they say smart things about those links I’ll probably give them a great deal of my attention.
The link posts tell people what you care about. Lined up end to end, the titles of link posts tell a story about the person sharing them. Either they care about things or they don’t. The type of post doesn’t make a damn bit of difference to me. It’s the Internet.
Mi sembra una discussione sterile. Un po’ perché è tutta incentrata su quanto valore abbia e mantenga un post nel tempo: dicono (quelli avversi a questa tecnica) nullo nel caso dei linked-post, prolungato nel caso di un classico articolo. Ecco, secondo me è quasi sempre zero, a parte per quei tre/quattro post l’anno che verranno fuori particolarmente bene. Uno scrive per l’oggi, non pensando a quanto varrà fra tre anni quello che ha scritto. Soprattutto se uno scrive un blog come questo (di tecnologia, di notizie: suggerirei di prendersi un po’ meno sul serio). Gli inglesi direbbero “today’s news is tomorrow’s fish wrap”.
Senza poi scordare che i confini fra linked-post e post normali sono (di frequente) sottili, che dietro la decisione fra i primi o i secondi c’è spesso solo l’onestà della persona di voler riconoscere che gran parte del lavoro è dovuto ad altri: i giornali fanno linked-post da sempre solo non li chiamano e formattano così.