Come si batte l’information overload
Come avrete capito dai diversi post che ho scritto sull’argomento, sono convinto che la risposta all’information overload che prevede che ci si privi della rete per riacquistare l’attenzione perduta sia sbagliata: perché mette il focus sul soggetto sbagliato (la rete, e non l’individuo e l’uso che ne fa di questa rete) e perché non risolve nulla, se non temporaneamente (poi in rete ci si torna, e la si usa come prima).
Non posso quindi che apprezzare l’articolo apparso sul Wall Street Journal: «Il futuro non appartiene a quelli che abbassano il volume, cancellano le proprie iscrizioni, o si disconnettono.» Appartiene a quelli che hanno imparato a selezionare, limitare e variare l’informazione che consumano:
Yes, there are times to unplug. Effective people in any occupation do not zoom at warp speed continuously; even field generals retreat to move forward. Finding time to pause, think, reflect, recharge, and be creative is absolutely essential to success in any field. We need to take stock of things overlooked in the hubbub of daily life.
The future belongs not to those who turn down the volume, cancel their subscriptions, or unplug. Instead it will go to those who vary their information diets, listen for important but subtle “weak signals,” and go out into the world to discover remarkable people, ideas, places, products, and services for themselves. Take it all in, as the discerning omnivore you ought to be.
Via | Giuseppe Granieri