Per formazione ed abitudine
Vincenzo Latronico su “La Lettura” (inserto del Corriere):
C’è una cosa di cui non vorrei parlare, invece: ed è tutta la diatriba vince-l’elettronico-oppure-sopravvive- la-carta-che-fruscia-e-che-fragra. Non ne voglio parlare per una ragione molto semplice: certo, che vince l’elettronico. Non è questione di gusti, né di sondaggi, né di appelli più o meno realistici, più o meno conservatori: vince l’elettronico perché è più comodo e migliore, e se non lo è per noi lo sarà per i prossimi. Gli ebook costano alla produzione infinitamente di meno — e quindi sono o più economici, o più redditizi — e si reperiscono istantaneamente e si archiviano per sempre, senza spese di trasloco e di Ikea. Io sono nato nel 1984, ed è vero che a volte provo un certo fastidio a leggere un ebook: ma è meno di quello che prova mio padre e più di quello che proverà mio figlio, che non ne proverà affatto. Il fatto che alcuni (oggi molti, ma sempre meno) ritengano la carta insostituibile, per formazione e abitudine, è un accidente della storia: passerà, o sarà ricondotto alla nicchia di quelli che «i Cd non restituiscono l’intero spettro sonoro», che sono un’altra versione di quelli che hanno l’orologio meccanico quando l’oscillazione di un cristallo di quarzo da due euro supera in precisione per svariati ordini di grandezza il miglior ingranaggio svizzero. I Rolex, per carità, continuano a vendere: e così continueranno a vendere i libri: per tradizionalismo o per inerzia o per il bisogno capriccioso e invincibile di marcare uno status.
In una conversazione a Torino, un anno e mezzo fa, ho chiesto a Nanni Balestrini che cosa pensasse dell’incedere degli ebook. Il libro, ha detto, è un accidente storico della letteratura: la quale esisteva prima ed esisterà dopo. Per un lasso relativamente breve di tempo il loro percorso è stato comune ma non dobbiamo illuderci che libri e letteratura siano la stessa cosa, ha proseguito Balestrini, perché non lo sono. Solo uno dei due vivrà per sempre.
Jonathan Franzen in un intervento all’Hay Festival contro gli ebook, settimana scorsa:
La tecnologia che mi piace è l’edizione in brossura di Libertà. Posso rovesciarci dell’acqua sopra e continuerà a funzionare! Quindi è una tecnologia abbastanza buona. E c’è di più, continuerà a funzionare anche fra dieci anni. Quindi nessuno stupore che i capitalisti la odino! È un terribile modello di business.
Sarà per una passione verso l’autore e i suoi libri, ma pur condividendo appieno le parole di Latronico trovo del vero anche in quelle di Franzen, o comunque delle problematiche spesso semplificate, spesso affrontate troppo velocemente, dai fautori del “digitale, comunque vada” [1. Ci tengo a precisare che da due anni leggo la maggior parte dei libri in digitale, riducendo sempre più drasticamente il numero di volumi cartacei acquistati].
Gli ebook che acquisto oggi in formato proprietario come li aprirò fra dieci anni? E le note che prendo con il Kindle che fine faranno quando il Kindle non ci sarà più? La durabilità del digitale[2. Di conseguenza: l’apertura del formato, l’assenza di DRM, la gestione degli appunti attraverso un sistema condiviso ed aperto] nel tempo per me è uno dei problemi principali che i libri elettronici hanno attualmente.
Poi, alla fine, come dice Latronico, come dice chiunque che non sia un feticista della carta e dell’oggetto libro[3. Che comunque ha il suo fascino e sono convinto non si estinguerà ma continuerà ad esistere, seppur nella stessa misura in cui continua ad esistere il vinile: come oggetto raro per i collezionisti, come edizione “preziosa” e di nicchia di un prodotto altrimenti venduto in massa in digitale], vincerà l’ebook, ed è giusto che sia così — perché è migliore per comodità[4. Che caratterizza gli ebook in tanti aspetti: nell’acquisto, che si effettua in pochi attimi, e nella ricerca di informazioni, per dirne due.], rapidità e tante altre piccole cose. Perché si avvantaggia e avvale di tante possibilità precluse alla versione cartacea.
Nel frattempo, affinché la carta perisca, ci sono alcune cose da sistemare nel libro elettronico che lo rendono, sotto molti aspetti troppo spesso liquidati come secondari, inferiore.