Perché così tante persone sono terrorizzate dallo spendere 0.99 centesimi per un’applicazione dopo averne spesi 700 per uno smartphone? E perché le medesime persone, quando si trovano da Starbucks, non hanno alcun problema a spendere 5 euro per un Caramel Macchiato? Nel mondo reale spendiamo due euro con relativa facilità, nell’App Store ci sembrano improvvisamente importanti e non siamo disposti ad investirli facilmente (a riguardo, guardate la vignetta di oatmeal).
A cosa è dovuta questa improvvisa avarizia? Secondo Dan Ariely la risposta è semplice: gestiamo gli acquisti a compartimenti stagni, vedendoli in maniera totalmente differente a seconda della categoria a cui appartengono.
Siamo ancorati al prezzo delle categorie di oggetti, quindi quando pensiamo al caffè, paragoniamo il costo dello stesso alle altre bevande. Quando pensiamo alle applicazioni, le paragoniamo solo agli altri acquisti digitali. Così, quando pensiamo di acquistare un’applicazione da un dollaro, non iniziamo a chiederci quale piacere ci darà questa applicazione da un dollaro – e nemmeno confrontiamo il relativo piacere che ricaviamo da essa con quello che ricaviamo da un caffè da quattro euro. Nella nostra mente, queste sono due decisioni separate.
Nell’App Store il prezzo minimo è nullo: le applicazioni sono disponibili anche gratuitamente. Questo fa sì che un euro sembri improvvisamente tanto. Secondo Dan l’effetto avrebbe potuto essere vanificato se Apple avesse imposto un prezzo minimo diverso da zero, anche ridicolo, anche di 0.15 centesimi: in quel caso saremmo stati più ben disposti ad investire un euro.
Ma al di là del perché questo avviene, cercate di evitarlo. È ridicolo fare il jailbreak ad un dispositivo pagato 700 euro perché “non so se posso permettermi di spendere un euro”. Puoi, e lo sai anche te.