L’iPhone è sufficientemente piccolo e personale
Nick Bilton ha scritto sul New York Times che negli ultimi due anni Apple e Google hanno segretamente lavorato a dei computer ‘indossabili’, che possono essere messi al polso e sono in grado di comunicare con il nostro smartphone. Dei computer più piccoli ed accessibili, che non richiedono di andare a cercare lo smartphone per vedere l’ultima notifica ricevuta. Questo risolverebbe la frustrante situazione di avere a che fare con persone che fissano e sono alla perenne ricerca di uno schermo.
Viene da pensare ad un evoluzione dell’attuale iPod Nano, che attraverso dei semplici hack può anche attualmente venire indossato, seppur non faccia nulla a parte visualizzare l’ora. L’idea è simile, un futuro iPod Nano più potente ed intelligente che sia in grado di reperire i dati dallo smartphone che sta nella nostra tasca, e svolgere dei task molto semplici. L’iPhone, in questa concezione, diventerebbe l’hub della nostra vita digitale, da cui i dati vengono pescati – è sempre con noi, è sempre connesso ad internet, contiene quasi tutto quello di cui abbiamo bisogno. Solo in certe situazioni è troppo ingombrante e invasivo: non sarebbe sufficiente un orologio per leggere una notifica e utilizzare Siri?
Seppur l’idea mi affascini – sono attratto dall’iPod Nano attuale, figuriamoci da uno che sia in grado di comunicare con l’iPhone – non credo vedremo a breve qualcosa che faccia nulla di simile. È una bella idea, ma è superflua. Risolve dei problemi, ma dei problemi relativi e piccoli per i quali le persone non sono disposte a spendere 300 dollari. Dipende tanto anche da quello che sarà in grado di fare, un simile device, ma io credo che uno smartphone sia sufficientemente piccolo e portabile da soddisfare le esigenze attuali e non richiedere un device aggiuntivo, al polso, con cui comandarlo.
L’iPhone è il computer più piccolo e personale che abbiamo. Per ora credo sia il caso di lavorare su lui, piuttosto che su un computer ancora più piccolo e personale attaccato al polso che faccia affidamento a lui per funzionare. Non sto dicendo che nel futuro non ci sarà nulla di simile: sto dicendo che nei prossimi due anni non ci sarà nulla di simile.
È più facile che nell’immediato futuro avremo a che fare con prodotti di altro genere che sfrutteranno l’iPhone come base di dati, come hub. Prodotti che utilizzeranno l’iPhone nello stesso modo in cui l’iPod utilizzava il computer: per sincronizzarsi. Dunque prodotti che amplieranno l’uso dell’iPhone, nei modi più svariati possibili.
Il Jawbone UP era interessante per questo, ed è proprio il tipo di dispositivo di cui sto parlando. Un dispositivo per nulla invadente, sempre con noi, in grado di raccogliere dati e comunicare con l’iPhone. Credo che nei prossimi anni vedremo tanti dispositivi simili, che in maniera quasi impercettibile raccoglieranno dei dati sul nostro stile di vita o svolgeranno dei compiti in background, senza che noi dovremo occuparci della loro esistenza.
Potranno essere anche non indossabili (faccio rientrare il Nest, la Withings e il tensiometro della medesima azienda in questa categoria), ma saranno comunque comandabili e gestibili dallo smartphone, che analizzerà e organizzerà i dati che questi raccolgono. Lo smartphone diventerà quello che nella vecchia concezione era il Mac: l’hub della nostra vita digitale.