In un articolo pubblicato sul Nieman Journalism Lab Nicholas Carr (autore di The Shallows) parla dell’appificazione dei media. Il software, un tempo venduto in negozi fisici come prodotto a sé stante, assomiglia sempre di più ad un media: ci si iscrive, è supportato con pubblicità, viene continuamente aggiornato e i contenuti che propone sono importanti tanto quanto le sue funzioni. La linea di divisione fra un’applicazione e un prodotto editoriale si assottiglia sempre di più e oggi è praticamente scomparsa, scrive Carr.
La trasformazione delle riviste e dei quotidiani in applicazioni rende finalmente facile e fattibile una cosa che per anni è stata loro preclusa: la monetizzazione dei contenuti. Mentre sul web risulta tuttora difficile da realizzare, molte persone non hanno problemi a sottoscrivere un abbonamento quando questo è relativo ad un’applicazione.
Nel vecchio mondo del web aperto, pagare per un contenuto online sembrava strano e ripugnante. Nel nuovo mondo delle applicazioni, pagare per un contenuto sembra improvvisamente normale. E cos’è l’app store se non una serie di paywall?
Una serie di paywall, che se sbloccati aprono l’accesso a sempre più funzioni, a contenuti più ricchi e completi. Ed infatti l’appificazione conduce a quello che Hal Varian, economista di Berkley e dipendente di Google, definisce “versioning”. Versioning è la pratica di creare differenti versioni dello stesso prodotto, vendute a prezzi differenti in modo da coprire ogni settore del mercato.
Un esempio applicato di versioning è la strada intrapresa dal New York Times, che ha scelto di permettere ai visitatori occasionali di leggere gratuitamente il suo sito e di farlo invece pagare a coloro che lo leggono abitualmente. Le persone che danno valore ai suoi contenuti saranno disposte a pagarli, i clienti occasionali invece non lo sarebbero: quindi possono leggerlo gratuitamente un numero limitato di volte.
Il versioning consiste nel differenziare il prodotto in più prodotti, ciascuno con un prezzo differente in base all’utenza che vuole soddisfare e alla sua volontà di pagare. Il versioning è una pratica altamente diffusa nell’App Store: le applicazioni vengono solitamente vendute in una versione base, gratuita, e in una più ricca, a pagamento, che volendo può essere ulteriormente ampliata con acquisti in-app.
Secondo Carr, il versioning – come quello adottato dal New York Times – è anche il futuro dei media online.