Il fatto che sia l’iPhone che l’iPad si siano rivelati prodotti azzeccati fin da principio, che fin da principio abbiano avuto un enorme successo di mercato e che siano riusciti a rivoluzionare un intero settore ciascuno, ha portato gente ad esclamare, vedendoli, “che colpo di genio”. Colpo di genio che, vuoi per via del suo carisma, tutti hanno attribuito a Steve Jobs.

Lungi da me sminuire il suo ruolo nella creazione di entrambi i prodotti, ma si è trattato proprio di un colpo di genio? Intendo, prodotti così nascono davvero da un “Eureka!”?

La risposta è no, almeno secondo Adrian Slywotzky che su Harvard Business Review spiega quale sia uno dei punti di forza dell’iPad, dell’iPhone o, più in generale, di qualsiasi prodotto Apple: il testing interno.

Prima di mettere in commercio un prodotto, Apple lo testa internamente nel miglior modo possibile. Profondamente: ne discute ogni caratteristica e possibilità, ogni opzione ed eventualità. Credete davvero che l’iPad abbia uno schermo da 10″ per via di un colpo di genio oppure, com’è effettivamente avvenuto, che Apple abbia testato internamente tanti tablet di diverse forme e dimensioni, concludendo che solo quello da 10″ aveva un futuro?

Sembra un discorso banale, diranno alcuni. Diranno poi, “anche le altre aziende, lo fanno.” Ed è vero, anche le altre aziende, lo fanno. Ma non tutte. Non lo fa per esempio Samsung, che ha lanciato sul mercato molti dispositivi di diverse dimensioni, sperando che fosse il mercato a dirgli quale fosse quello vincente.

Il successo di Apple non deriva da un colpo di genio. Sicuramente è comodo, per Samsung, Nokia e RIM, pensarla così. Perché le libera dalle loro responsabilità. Ma RIM è quell’azienda che nella fretta ha presentato un tablet senza un client di posta, pur di avere un tablet da offrire agli utenti. Un tablet non ancora pronto alla vendita. Non sarebbe stato meglio aspettare, verificarne con cura ogni aspetto e funzione, e solo a quel punto iniziare a proporlo agli utenti?

Mentre Apple rilascia sul mercato prodotti finiti, altre aziende rilasciano sul mercato prodotti che devono essere conclusi. Prodotti solo parzialmente completati. Harry McCracken parlava lo scorso Aprile dell’inizio dell’era dell’hardware beta, un’era in cui le aziende si mettono a vendere prodotti che devono ancora essere completati. Lo fanno – io credo – perché hanno fretta di partecipare anche loro alla “gara”, lo fanno per non restare escluse da un intero mercato appena nato – quello dei tablet. Ma comunque, facendo ciò, non fanno un buon servizio a loro stesse. Perché se anche possono dire di aver fatto un tablet, non possono dire di aver fatto un buon tablet.

Siamo portati a pensare, per via del fatto che questi prodotti quando ci arrivano nelle mani “semplicemente funzionano” che siano nati come per magia (non per nulla, Steve Jobs definì magico l’iPad), da un’idea azzeccata e da un’ispirazione. La realtà è ovviamente ben diversa. Noi non vediamo i mesi di testing interno, ma solo il risultato finale.

Quei mesi di testing interno che alcune aziende vedono come opzionali, fanno però una differenza enorme.